Se il suicidio assistito è legale, ed è un bene, è giusto che sia concesso a tutti. Anche ai carcerati?
Il bioeticista svizzero Yoann Della Croce, sulla rivista Bioethics, è convinto di sì. Ci sono stati diversi detenuti che l'hanno chiesto, ma molti non sono stati accontentati. Per esempio, uno stupratore seriale e assassino belga, Frank Van Den Bleeken, che alla fine è stato trasferito in una struttura psichiatrica specializzata.
Le autorità ritengono che in carcere è difficile garantire che le persone compiano scelte davvero autonome. E consentire la morte sembra defraudare la società del suo potere di punire con la reclusione.
Della Croce ritiene invece che sia i prigionieri che sono malati terminali, sia quelli che cercano di sfuggire al “tedio carcerario”, se soffrono in modo insopportabile, dovrebbero essere accontentati. Il fatto di aver commesso atti criminali non giustifica un trattamento da cittadini di serie B. Ragionamento logico e stringente che dovrebbe essere condiviso da Cappato & co.
Certamente, però, la "morte assistita" in carcere diventa molto simile alla pena capitale: che ne dicono gli stessi radicali che sono in prima linea nelle battaglie contro la pena di morte?
Fonte: BioEdge
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