In questi giorni un medico inglese ha affermato di essere rimasto "scioccato" quando un bambino ha iniziato a respirare da solo due settimane dopo essere stato dichiarato morto a livello cerebrale.
Com’è noto l’Inghilterra ha già abbracciato da anni la cultura della morte, sacrificando in nome del loro “best interest” molte giovani vite per cui era ancora giusto lottare. Si pensi a Charlie Gard o al giovane Archie Battersbee, ucciso solo poche settimane fa.
Quest’estate un altro bambino di appena quattro mesi ha rischiato di fare la stessa fine, perché dopo due test era stato dichiarato “cerebralmente morto” dai medici e l’ospedale aveva mantenuto attiva la ventilazione per il bambino solo perché c’era una controversia legale in corso.
A luglio però, i medici che lo stavano curando in un ospedale di Londra sono stati costretti ad annullare il loro “accertamento clinico di morte" dopo che un'infermiera ha notato che il bambino aveva una respirazione ritmica indipendente.
Un caso incredibile che dovrebbe far riflettere molto sull’attuale definizione di “morte cerebrale” e sull’applicazione di certi protocolli che ledono direttamente il diritto alla Vita delle persone.