La Gaystapo è efficiente e seria. Molto seria: non si può scherzare su certe cose.
Anche un pandoro ne può risentire: vedete nella foto come è sbilenco?
Che c’entra il pandoro? C’entra. C’entra una delle industrie dolciarie italiane più note per i suoi panettoni e pandori, che è entrata nel mirino della Gaystapo ed è stata mediaticamente massacrata (strano che il pandoro sia rimasto in piedi).
Il detto evangelico “Ama il tuo prossimo come te stesso” è stato chiosato in modo goliardico, malizioso (se volete anche un po’ sciocco o volgare) con un “basta che sia figo e dell’altro sesso”. (Ai lontani tempi di quando andavo a scuola, veramente, dicevano “bono”... anzi, se non ricordo male, “bona”, perché era proprio una “ignobile battuta maschilista”).
La Melegatti ci fa uno spot pubblicitario.
Apriti cielo, anzi, apriti web, la Gaystapo entra in azione e la ditta dolciaria veronese viene messa alla gogna mediatica con l’accusa di eterosessismo che equivale a omofobia: la Gaystapo, infatti ha stabilito che, in attesa di una legge penale, l’omofobia è l’unico vizio capitale che va punito con l’inferno. Cosa ovvia, in tempi di pensiero unico e totalitarismo. (A dire il vero gli altri peccati capitali li ha derubricati. Alcuni di essi, come la lussuria, anzi, sono stati ricatalogati e elevati al rango di virtù).
Giungono puntuali le scuse della Melegatti via Facebook. Politicamente corrette. Comprensibili: il terrorismo mediatico fa male, soprattutto in un tempo in cui si vendono pandori e panettoni.
Redazione