Tra i progetti nefasti che girano per le scuole italiane per indottrinare all’ideologia gender, lo scorso novembre il Forum delle Associazioni familiari, le Sentinelle in Piedi, la Manif Pour Tous, i Circoli Voglio la Mamma e altre associazioni di Piacenza avevano denunciato il progetto W l’Amore.
Organizzato e gestito prevalentemente dalla Asl di Piacenza e di Imola ma molto caldeggiato dalla Regione in tutta l’Emilia Romagna, veicola la solita ideologia gender (che non esiste – a sentire alcuni).
Si insegna l’autoerotismo infantile, l’esaltazione del sesso libero in tutte le salse, buone per tutti i tanti generi (non conta di che sesso sei, ma come ti senti), derisione, commiserazione, scherno e svalutazione della famiglia (la mamma tutta casa e lavoro? Una sfigata: non voglio diventare così), decostruzione degli “stereotipi di genere” (sempre colpa della famiglia)... insomma cose che ormai i nostri lettori conoscono bene.
Chi ne volesse sapere di più può cliccare sul link. Anche se le cose più scabrose, certo, non sono pubblicate: quelle le portano direttamente a scuola.
Infatti, a Piacenza, due genitori di un ragazzino delle medie hanno avuto tra le mani certa robaccia, che hanno protestato con la Preside. Dopo lungo penare hanno ottenuto solo che il figlio non frequentasse quelle “lezioni”. E hanno penato perché la Preside pretendeva che fossero obbligatorie. Ai genitori era stato presentato con l’esplicita premessa che sarebbe stato facoltativo.
Ne parla su Il Giornale di ieri Giovanni Masini, che ha parlato direttamente con i genitori interessati.
Il libretto distribuito alle famiglie contiene istruzioni molto esplicite, con tanto di illustrazioni, sull’uso dei contraccettivi maschili e femminili, sezioni dedicate alla masturbazione e questionari sulle trasformazioni «gradevoli o sgradevoli» della pubertà. E Viva l’amore non si limita a spiegare come evitare malattie veneree o gravidanze indesiderate: affronta anche i temi dell’identità e delle discriminazioni di genere. Ai ragazzi di terza media si chiede senza mezzi termini se condividano o meno il «modello di uomo e di donna» proposto in famiglia. L’obiettivo esplicito è quello di combattere gli «stereotipi di genere». I pensierini proposti ai giovani lettori suonano così: «Pensavo che per crescere bene servissero un padre e una madre. Invece ho amici con genitori separati, single o addirittura omosessuali! Quel che conta è volersi bene ». Oppure: «Mia madre è tutta casa e lavoro, non esce mai con le amiche. Da grande non vorrei essere così!».
I genitori hanno protestato chiedendo che il figlio fosse esentato.
Per la preside, però, «l’esonero non è previsto». Citando la Cassazione, scrive che «la scuola può legittimamente impartire un’istruzione non pienamente corrispondente alle convinzioni dei genitori». La famiglia, costretta ad accettare che il ragazzo partecipi, non chiede di cancellare il corso per tutti.
Per chi non frequenta l’ora di religione c’è un insegnamento alternativo: perché questa disparità? Lo chiediamo alla preside della media «Italo Calvino». Dopo molte resistenze, ci riceve: il progetto, dice, è stato approvato secondo tutte le regole e si svolge «in un clima di serenità». Aggiunge però che «la scuola non può assecondare tutte le richieste dei genitori»: «Se un padre non crede all’evoluzionismo, non posso cambiare il programma di scienze». Eppure la mamma spiega che l’anno scorso era stata la stessa preside a raccontarle dell‘esonero di alcune ragazze dall’ora di musica, incompatibile con la loro etica familiare. Il figlio di una famiglia agnostica può non frequentare il corso di religione, mentre l’esonero dal corso di «educazione alla sessualità» impossibile?
Interpellata, la preside abbozza: «La questione è complicata», dice. Poi ammette che «esiste un vuoto» legislativo in merito agli esoneri dalle attività extracurriculari. Alla fine il ragazzo, con alcuni compagni, viene esentato dal corso: nelle ore dedicate a Viva l’amore si trasferisce in altre classi. (...)
Insomma, tutto come da copione, ormai, tristemente noto.
Redazione