Già sono state tutte mappate, le 70 strutture universitarie che ospiteranno i bagni genderless a Pisa. E sì perché, ben presto, il bagno unico, né per maschi, né per femmine, ma totalmente neutro, diventerà una realtà stabile nei centri universitari della città.
L’iniziativa è partita dal gruppo di studenti "Sinistra Per" che ha affisso volantini con la scritta “Questo è un bagno neutro. A casa tua i bagni sono divisi per genere?", sui bagni dell'ateneo pisano, coprendo le classiche indicazioni per uomini o per donne.
L’università non è nuova a questo tipo di iniziative, già anni fa aveva introdotto la carriera alias, ovvero la possibilità di apporre un’identità di genere, sul libretto, diversa da quella biologica. E ora si corre verso la “rivoluzione dei bagni” che si svolgerà e si concluderà entro giugno 2022, ovvero entro la fine del mandato dell’attuale rettore Paolo Mancarella.
Addirittura apprendiamo anche che "Se non ci fosse stata la lunga parentesi Covid, che ha fatto slittare tutto di un anno, l’operazione sarebbe già oggi a regime", come ci ha tenuto a sottolineare il professor Arturo Marzano, delegato del Rettore per le attività di Gender studies and equal opportunities .
Insomma, siamo di fronte al solito martellamento ideologico ossessivo che deve ricordare in ogni occasione e luogo, persino in bagno (!) come la si debba pensare per non rischiare di apparire intolleranti.
Ma davvero l’inclusione e la parità di genere passano attraverso i servizi sanitari? A noi pare proprio di no e uno dei motivi, da questa storia, emerge in modo evidente: pensiamo all’ entusiasmo con cui le studentesse universitarie accoglieranno questa imposizione, rassegnandosi a doversi ritrovare, per forza di cose, nella toilette, anche gli studenti di sesso maschile, in un clima di promiscuità che, certamente, a livello psicologico e non solo, non va certo nella direzione della “parità di genere”.
Anzi, in questo senso, tale provvedimento sa proprio di sopraffazione nei confronti del gentil sesso. Meglio ancora, possiamo dire che l’ideologia gender, in generale, è sicuramente nemica della donna e questo lo sanno bene le femministe, che si sono tanto battute contro il ddl Zan che promuovendo la fluidità di genere, avrebbe portato, alla fine, a negare alcuni diritti fondamentali alle donne, diritti basati proprio sul sesso biologico, che, invece il gender riduce a “dato neutro”.