Il 21 marzo ricorre la Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down, ma nel mondo continua l’uso eugenetico dell’aborto.
Nella società occidentale di oggi non si fanno figli e se si fanno molti genitori cercano la perfezione, optando quindi per scartare (leggasi uccidere) quelli che non corrispondono ai canoni desiderati.
I bambini con sindrome di Down sono le vittime per eccellenza di questa carneficina legalizzata dagli Stati democratici e progrediti del XXI secolo.
Addirittura in Islanda il 100% di quanti hanno la Trisomia 21 vengono abortiti. Il 100% significa tutti, senza alcuna eccezione. In pratica non ci sono Down nell’isola. Negli ultimi cinque anni non ne è nato nessuno, secondo quanto riporta – dati alla mano – il dottor Peter McParland, del National Maternity Hospital.
Una strage di cui nessuno parla e che i mass media volutamente ignorano, nonostante bercino ogni santo giorno su quanto è orribile discriminare i disabili, su quanto è brutta l’intolleranza e su quanto sono cattivi quelli che non aiutano i deboli. Ma niente, assolutamente niente viene detto su quell’omicidio che si chiama aborto e che risolve il problema della discriminazione, della tolleranza e dell’aiuto alla radice, ammazzando cioè i bambini con sindrome di Down, o di qualche altro handicap, o i malati, o i malformati. Una vergogna di cui un giorno tutti saremo chiamati a rispondere, chi per complicità, chi per omissione, chi per indifferenza, chi per esserne direttamente responsabile.
Se ai terrificanti dati dell’Islanda aggiungiamo quelli di altri Paesi la situazione diventa davvero drammatica e sempre più si comprende qual è la mentalità dominante oggi.
Nei prossimi dieci anni probabilmente la Danimarca raggiungerà il primato islandese, mentre Spagna, Stati Uniti e Regno Unito già ora hanno un tasso di aborti di bambini Down del 90%.
Eppure, come ha rivelato un sondaggio della NBC, il 99% delle persone con Trisomia 21 si reputa felice ed è soddisfatta della propria vita. Una percentuale che di certo non si trova tra le persone “normali” e teoricamente “perfette”.
Chi dunque si arroga il diritto di decidere che alcuni devono morire solo perché Down lo fa non per amore (di questa parola si abusa a non finire ed è la scusa utilizzata per giustificare le peggiori aberrazioni), ma per egoismo, perché non ha voglia di prendersi cura di una persona con qualche imperfezione.
Redazione
Fonte: LifeSiteNews
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