Caro Giovannino,
sei piccolo piccolo, ma tutto il web già parla di te. Dice che sei stato abbandonato alla nascita e che hai una patologia, l’Ittiosi Arlecchino, che richiede una continua assistenza.
Fino a qualche mese fa, eri nel pancione, prima ancora, eri in provetta, ne hai passate tante. Nella fecondazione artificiale, tanti embrioni, bambini come te, vengono sacrificati affinché almeno uno nasca.
Tu ora sei qui e noi siamo felicissimi di questo. Sai, per malattie gravi come la tua, i bambini potrebbero essere abortiti a qualsiasi età gestazionale. Ma tu sei molto più della tua patologia.
Se legalizzassero l’eutanasia, verresti immediatamente soppresso e direbbero che darti la morte sarebbe un atto di vera compassione, “nel tuo miglior interesse”, mentre avresti solo bisogno di essere accudito fino all’ultimo istante, senza che questo venga affrettato in alcun modo.
Insomma, secondo alcuni, la tua vita non vale nulla e chiunque potrebbe aver diritto a togliertela. Per la “cultura dello scarto”, sei l’ultimo degli ultimi.
Per noi non è così: per noi vali, la tua vita è preziosa. La tua storia è unica come quella di ciascuno di noi. Meriti una casa, una famiglia, le cure di cui hai bisogno e tutta l’assistenza necessaria. Perché non esistono vite umane di serie A e di serie B: tutti siamo degni di rispetto in quanto uomini e donne.
«Anche per te, caro Giovannino, vorremmo pensare un’accoglienza degna del valore infinito della tua esistenza, con tutto ciò che sarà necessario. […] Se poi ci sarà una famiglia, con un papà e una mamma che vorranno essere tuoi genitori, saremo contenti di affidarti a loro», ha detto Padre Carmine Arice del Cottolengo di Torino.
Ecco qualcuno pronto ad accoglierti con gioia. Ed ecco un popolo, il popolo pro life, che fa il tifo per te.
Sei piccolo piccolo, ma hai risvegliato le coscienze di tanti. E questa è la tua grandezza.
di Luca Scalise