Le “quote LGBT” sfilano anche in passerella. In che senso? Ve le ricordate le splendide modelle di Victoria's Secret? Il noto marchio di intimo ha deciso che non farà più sfilare in passerella i suoi "Angeli", fino a ieri simbolo di femminilità e seduzione, oggi improvvisamente definite espressione di una "femminilità tossica".
Eppure non parliamo delle solite modelle anoressiche ma di ragazze snelle e in forma. Allora come mai un simile marchio d’infamia? E’ presto detto: le belle modelle verranno sostituite da un "collettivo" che rappresenta tutto il concentrato del “politically correct” esistente al mondo e così composto: la calciatrice Megan Rapinoe, 35 anni, attivista di spicco LGBT; la sciatrice cinese Eileen Gu, 17 anni; l’attrice indiana Priyanka Chopra, la modella transessuale brasiliana Valentina Sampaio, la fotografa femminista Amanda de Cadenet, la rifugiata del Sudan e modella Adut Akech; infine la modella Paloma Elsesser, taglia 14 (equivalente dell’italiana 50).
Insomma, un significativo campionario di ciò che il mainstream ha deciso di esaltare e imporre e poco importa se ci sia traccia o meno di bellezza, nelle “modelle” scelte, paradossalmente in un mondo che ha fatto della bellezza il proprio idolo, ma soprattutto che, sulla bellezza, ha fondato un’industria milionaria.
Invece no, le marchette del politicamente corretto vengono ancora prima persino del fatturato. Allora, spazio all’immancabile attivista LGBT, al transgender di turno, persino alla cinese, perché hai visto mai i cinesi vengano colpevolizzati per la pandemia (prevenire è meglio che curare) e poi la femminista e la rifugiata che, come il nero, stanno bene su tutto.
Ma in tutto ciò noi continuiamo a chiederci: che c’entra tutto questo con la bellezza e la forma fisica?