Cari amici, scusate il ritardo ma dovevo fare una “piccola revisione”. Tutto a posto (o quasi), ma se sono qui con voi, per il momento, abbiamo risolto. Vi voglio raccontare delle mie feste, perché dopo essere uscita dalla rianimazione, ho deciso che ogni occasione “andava” festeggiata!
Partiamo dal principio: siccome quando mi hanno dimesso dalla rianimazione era il 4 gennaio, volevo godermi, anche se in ritardo, il Natale, e vedere l’albero ancora per un po’; allora ho chiesto a Immacolata di non disfarlo il 7 gennaio come è usanza, ma lasciarlo addobbato ancora qualche giorno. Così siamo arrivati ad aprile e ci mancava poco che facessimo Pasqua con l’albero!
Ogni ricorrenza è per me occasione di festeggiamenti. Non festeggiamenti normali: io voglio proprio che siano fatti alla grande e che la “confusione” e l’allegria regnino sovrane. Così la preparazione della festa è per me ormai un rito quasi sacro, con la sua precisa scaletta: prima faccio la lista degli invitati che, chissà perché, aumentano ogni anno, poi spedisco gli inviti tramite e-mail e chiedo conferma della partecipazione e infine faccio la lista delle “cibarie”, che non devono scarseggiare assolutamente.
Per questo ogni Pasqua e Natale viene don Gaetano per la Messa. La funzione, secondo le mie indicazioni, deve essere “breve ma efficace”. Deve essere un piacere ascoltare chi ci parla e non una penitenza, quindi non bisogna dilungarsi per dire delle “cose”, ma bisogna arrivare al punto essenziale; essere diretti è la cosa migliore. Poi si festeggia e, anche in questo caso, il tavolo deve essere imbandito di ogni ben di Dio. A Natale non manca mai il panettone e a Pasqua la classica colomba insieme a tutti i dolci sardi della nostra tradizione.
E veniamo dunque all’ultimo festeggiamento, quello del mio compleanno. In questi ultimi otto compleanni le mie “candeline” le hanno sempre spente i miei nipotini. Ha iniziato Luca, poi insieme a Marco e infine quel terremoto di Giorgia. Adesso ci penserà anche il piccolo Alessandro perché Matteo, Sara e Cristian, sono ancora troppo piccoli. Ad oggi ho quattro “soffiatori di candeline” ufficiali ma, quest’anno è stata una bella sfida, perché le luci da spegnere sopra la torta erano cinquanta.
Li ho compiuti il 24 ottobre, ma abbiamo festeggiato il 27. È stata una festa superlativa e anche quest’anno ho potuto ringraziare quel Qualcuno che mi ha aiutato ad arrivare a questo “traguardo”.
La mattina, Immacolata ha dato inizio ai preparativi per la festa. È andata a ritirare torta, pasticcini, dolcini, panini, tramezzini, pizzette e cose varie. Verso le 11, è venuta la mia amica Sabina per sistemare i festoni e gli addobbi per la serata. Oltre ad Immacolata e Piera, c’era anche la mia infermiera ed amica Rita che era venuta per l’assistenza e si è ritrovata, oltre a farmi le solite medicazioni, a gonfiare palloncini e appendere festoni. Io ridevo a crepapelle per come si impegnavano a gonfiare i palloncini e cercavano di sistemarli sui fili, ma ridevo soprattutto quando si sono letteralmente “appese in un equilibrio instabile” per attaccare i festoni alle pareti e ai quadri. Io, naturalmente, ci mettevo del mio, lamentando che i festoni erano storti, i palloncini erano girati e non si vedeva la scritta “buon compleanno” e le scritte col numero “50?, e non erano posizionati alla stessa distanza. Eh cari amici, la precisione è precisione! Abbiamo finito di addobbare la stanza (e mi ci metto anche io che ho diretto i lavori) che era ormai ora di pranzo e Immacolata e Piera dovevano ancora andare a ritirare tutte le prelibatezze che avevamo ordinato.
I giorni precedenti avevo mandato tramite email gli inviti. Diciamo che c’era tutta la mia “famiglia”: parenti, amici, medici e infermieri. Per come la vedevo io mancavano ancora un migliaio di persone, ma – sapete com’è – mica abito a Buckingham Palace e una dolorosa selezione è stata necessaria. Chi non poteva rimanere all’uscio erano i bambini. Quelli – per la gioia delle nostre orecchie – li ho voluti tutti ed è toccato alla piccola Giorgia il compito di spegnere tutte le candeline.
Man mano che procedeva la festa, arrivava sempre più gente. Ad un certo punto ho pensato: “E adesso dove li metto?”. Ma, in verità, più lo spazio si faceva limitato e più i miei ospiti si riducevano a sardine, più io ero contenta. Ovviamente non per la loro condizioni di “alici umane”, quanto perché ognuno di loro era per me un volto, un segno di affetto, un petardo di gioia.
È stata una bellissima festa: allegra, divertente, piena di regali, anche se io non ne volevo perché ho già tutto. Il regalo che vorrei sarebbe “potermi muovere”, ma quello non me lo può regalare nessuno! Del resto, ho anche troppo perché mi viziano molto! Giorgia mi ha regalato un suo bellissimo disegno che incornicerò di sicuro, ma il regalo più bello che mi hanno fatto tutti è essere venuti alla mia festa ed essere stati con me.
Adesso non mi rimane che pensare alla prossima meta: “A zent’anni dal 24 ottobre”! Pensate sia troppo? Io non credo. Mai mettere limiti alla Provvidenza. Se ho fatto mezzo secolo, perché non posso farne un altro mezzo?
di Susanna Campus