Da Dire: «In quanto medici non possiamo partecipare al suicidio assistito. Ce lo vieta espressamente il Codice deontologico. L'articolo 17 in particolare cita: 'Il medico, anche su richiesta del paziente, non deve effettuare né favorire atti finalizzati a provocarne la morte'. Per etica siamo obbligati a rispettarlo e, anche laddove ci fosse una decisione da parte del Parlamento, non potrà essere il medico a staccare la spina. Anche perché lo stesso sarebbe soggetto a disciplina ordinistica, andando incontro anche alla radiazione».
È il commento rilasciato all'agenzia Dire dal presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, in merito al parere della Corte Costituzionale che di fatto ha aperto al suicidio assistito, stabilendo che non è punibile chi lo agevola come nel caso di Dj Fabo. Ma chi sarà di fatto a partecipare attivamente al suicidio assistito? «Quello lo stabilirà il legislatore - risponde Magi - ora il Parlamento avrà una bella gatta da pelare, perché dovrà individuare la figura che potrà farlo. Noi suggeriamo che sia un pubblico ufficiale che rappresenti lo Stato. Quello che è certo è che non potrà essere il medico e che il Codice deontologico non può essere modificato, ma anzi va rispettato dalla A alla Z. Rimane poi l'obiezione di coscienza».
Il presidente dei camici bianchi capitolini tiene poi a sottolineare un aspetto: «Il medico è sempre vicino al paziente e cercherà sempre e comunque di assisterlo nel migliore dei modi. Ha l'obbligo di farlo, così come quello di alleviare le sue sofferenze».
L'Ordine dei medici di Roma, intanto, ha al suo interno una Commissione etica. «Ma non essendo ancora previsto per legge, la Commissione non si è mai interrogata sul suicidio assistito e non si può dire se ci sia un sentimento pro e contro tra i medici - risponde infine Magi - Poi lo ripeto: la nostra bibbia è il Codice deontologico».
Fonte: Dire