Il Canada ha dato, lo scorso 10 maggio, un grande segnale in favore della vita: sono state infatti ben 20.000, secondo la polizia, le persone che si sono radunate a Ottawa in difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale. Un aspetto, questo del fine vita, che in Canada è particolarmente pressante, visto il dilagare dell’eutanasia (anche su persone non consenzienti). Ma anche il tema dell’aborto è molto sentito, come ben dimostra l’attivismo – che le è già costato diversi periodi di carcere, l’ultimo nel dicembre del 2017 – di Mary Wagner, irrefrenabile battagliera per la vita.
La marcia per la vita si è svolta in maniera regolare, nonostante alcune contestazioni da parte dei gruppi favorevoli all’aborto, che hanno costretto una deviazione della marcia ma che non sono state tuttavia accolte dai pro-life, che hanno concluso il loro corteo di fronte al Parlamento canadese.
Religion en Libertad riporta la grande partecipazione del fronte ecclesiastico: «I vescovi del Canada hanno avuto un ruolo importante nella marcia. Due cardinali, Thomas Collins (Toronto) e Lacroix (Quebec), e altri dieci prelati hanno partecipato alla marcia pro-life. E alcuni, come il Cardinal Collins e il Lacroix, hanno parlato anche dal palco. [...] “Abbiamo diritto a un posto al tavolo democratico”, ha detto Collins, “professando il nostro sostegno alla vita”, perché questo diritto è “sotto grande attacco in questo momento”».
James Hughes, presidente nazionale della Campagna Life Coalition, ha affermato, mettendo un sigillo sulla marcia per la vita: «Nonostante le numerose sconfitte subite negli ultimi 40 anni, siamo soldati che lavorano per Dio, e una nuova cultura della vita arriverà in Canada a suo tempo».
Redazione