Il Comitato Nazionale di Bioetica, con un parere pubblicato il 29 luglio, si è per la prima volta espresso ad ampio raggio sul tema del suicidio assistito.
Nel documento c’è una piccola ma significativa prevalenza di voti favorevoli alla legalizzazione di questa forma di suicidio, che parte dal presupposto «che il valore della tutela della vita vada bilanciato con altri beni costituzionalmente rilevanti, quali l’autodeterminazione del paziente. Un bilanciamento che deve in particolare tenere conto condizioni e procedure di reale garanzia per la persona malata e per il medico». Inoltre il presidente del Cnb, Lorenzo D’Avack, come riporta anche il Corriere della Sera, ha affermato che esiste una netta differenza tra eutanasia e suicidio assistito, e che quest’ultimo «non è omicidio». Nonostante questo Assuntina Morresi, membro del Comitato, su facebook ha precisato che «sulla questione della legalizzazione siamo esattamente spaccati a metà, 13 a favore e 13 contro. Dei 13 contro siamo 11 contro sempre e due che sono contro adesso, finché le cure palliative non saranno realmente accessibili a tutti».
Ad opporsi totalmente a questo parere sono i medici cattolici, che hanno ribadito che «il compito inderogabile del medico è il rispetto assoluto della vita dei pazienti. Agevolarne la morte segna una trasformazione inaccettabile del paradigma del curare e prendersi cura». Pro Vita & Famiglia ha raccolto, invece, il parere di Stefano Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.
Nonostante il leggere parere favorevole del Cnb, la posizione condivisa anche dalla Fnomceo è quella di «rimandare il dibattito all’interno della società civile», ma nonostante questo il presidente Anelli ci tiene a ribadire che «la professione medica, per quel che ci riguarda, ritiene estraneo il suicidio dalla professione stessa, perché da medico dico che la morte deve essere il primo nemico da combattere. Noi vorremmo assicurare ai cittadini», sottolinea Anelli, «che la scienza ha fatto progressi tali da poter garantire a tutti dei mezzi idonei per le cure palliative e per il trattamento del dolore. Per questo dico che il tema del suicidio non può proprio riguardare la professione medica».
Qui la posizione di Pro Vita & Famiglia su suicidio assistito e eutanasia
Salvatore Tropea