Da anni, ormai, nelle scuole fiorentine di ogni grado imperversano i percorsi formativi de “Le Chiavi della città”, alcuni affidati alla associazione IREOS, “Comunità queer autogestita“, definita da un utente “una pietra miliare nella realtà LGBT italiana, fiorentina e toscana”. Con la scusa dell’ affermazione della “diversità come valore”, contrasto alle discriminazioni, al bullismo, al femminicidio e tutto il caleidoscopio del neo linguaggio politicamente corretto, in verità viene compiuta un’operazione nient’affatto neutra sulla formazione dell’identità profonda dei nostri figli, ispirata ad una visione antropologica di creazione dell’ ‘uomo nuovo’ che non ha niente da invidiare ai regimi totalitari come quello sovietico del passato o cinese contemporaneo.
Vivaddio che ancora qualche genitore se ne accorge e solleva delle giuste rimostranze. Vogliamo sperare, infatti, che questi progetti abbiano passato il vaglio del consenso informato preventivo e che siano stati approvati solo per l’indifferenza, purtroppo, di molti genitori. I quali sono sempre in maggiore difficoltà nel seguire i figli, soprattutto in questo difficile periodo di emergenza. Per l’appunto vogliamo chiederci e chiedere alle istituzioni preposte se proprio in questo specialissimo momento in cui la scuola è fortemente provata da chiusure, DAD o DDI o come si chiamino, sia davvero il caso di pensare a questi progetti, il finanziamento dei quali, soprattutto, ci chiediamo e chiediamo a chi di dovere, se non si configuri come malversazione di denaro pubblico.
Dai commenti apparsi sui giornali ci sembra che, se non altro per la loro capacità divisiva, occorrerebbe rivalutarne la bontà ed efficacia, specialmente considerando che in altri paesi del Nord Europa, ritenuti più “avanzati” del nostro, dopo anni di martellamento culturale in salsa LGBTQ++ si è constatato che non contribuiscono affatto a promuovere eguaglianza di genere e a diminuire la violenza verso le donne.
Tra i commenti, quello che pare più sorprendente è quello del prof. Cardini, che sottolinea come lo scambio dei ruoli fosse una caratteristica del teatro antico: è proprio vero, caro professore, oggi siamo addirittura al teatrino della scuola e delle sue funzioni...
di Maria Teresa Parrino