Sta rimbalzando su tutti i giornali la notizia che vede papa Francesco al centro di una scelta non da poco: quella di togliere la qualifica di “cattolico” ad alcuni ospedali belgi che praticano l’eutanasia.
La notizia è stata riportata dal quotidiano cattolico La Croix ma la decisione, confermata dal Papa stesso, è stata comunicata con una lettera firmata dal cardinale Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede. In particolare si fa riferimento a 15 ospedali psichiatrici con ben 30.000 pazienti e 12.000 dipendenti, gestiti dalla congregazione religiosa dei «Fratelli della Carità», il cui ramo delle Fiandre aveva deciso già da anni di applicare la legge sull’eutanasia, da tempo legale in Belgio.
Una decisione davvero azzardata testimoniata da un comunicato in cui il ramo belga dell’organizzazione religiosa ammetteva esplicitamente la possibilità del ricorso alla “dolce morte” nelle proprie strutture «Noi prendiamo seriamente in considerazione la sofferenza insopportabile e disperata dei nostri pazienti, così come le loro richieste di. Dall’altro lato, vogliamo proteggere le vite e assicurare che l’eutanasia sia praticata solo se non c’è altra possibilità di fornire una ragionevole prospettiva di cura per il paziente».
Ma in realtà era stato proprio il generale della congregazione, fratel René Stockman, a denunciare la situazione, dopo aver tentato inutilmente di far desistere i propri confratelli dall’aprire le porte delle loro cliniche in cui sono ricoverati, peraltro, proprio i più mentalmente fragili, al secolarismo.
Tuttavia ogni tentativo si era rivelato vano, al punto da richiedere un intervento della Santa Sede. «Ho tentato più volte di dialogare con loro, ma hanno rifiutato, dicendomi di essere disposti a parlare solo del modo in cui avrebbero sviluppato l’eutanasia. Per me, invece, poteva esserci dialogo solo sull’essenza del problema e non sull’applicazione dell’eutanasia»
Nella lettera del prefetto della congregazione della dottrina della fede, al contrario, l’ex Sant’Uffizio, ricorda che la Chiesa cattolica difende «il valore sacro della vita umana», «l’importanza di prendersi cura e di accompagnare malati e disabili» e contesta «la morale inaccettabile dell’eutanasia», per questo ribadisce «l’impossibilità di introdurre questa pratica negli ospedali cattolici, anche nei casi estremi, e di collaborare a questo riguardo con le istituzioni civili». Per questo motivo ha dichiarato anche a chiare lettere, che gli ospedali dei «Frères de la Charité» non hanno più alcun legame con la Chiesa e non si potranno più definire «cattolici».