In linea con il Comunicato della Cei, in cui si evidenzia la deriva liberticida del ddl Zan, peraltro considerato dalla conferenza episcopale una legge inutile, che andrebbe a sanzionare le opinioni, più che le discriminazioni, anche monsignor Crepaldi, attuale arcivescovo di Trieste, ha voluto esprimere la sua seria preoccupazione in merito all’eventuale approvazione della legge in questione, attraverso un comunicato pubblicato sul sito web ufficiale della Diocesi di Trieste.
Nello scritto, monsignor Crepaldi, nel ricordare gli effetti drammatici del pericolo della pandemia, appena passato, menziona un altro pericolo attualmente in corso: appunto l’approvazione della legge contro l’omotransfobia che, come ricorda, ha incontrato la disapprovazione e la condanna da parte della Cei. Nello specifico, Crepaldi ha affermato:
“Desidero esprimere tutta la mia preoccupazione a riguardo del Disegno di Legge di contrasto all’omofobia e alla transfobia, fortemente criticato dalla CEI in maniera tempestiva e chiara, ma anche da altri tra cui conosciute femministe, perché si tratta di un’iniziativa legislativa che mette a rischio la libertà di espressione. In nome di alcune idee si ritiene di criminalizzare idee diverse. Se si concede la possibilità di censurare giuridicamente e penalmente non delle offese, ma semplicemente delle opinioni e delle verità di ordine antropologico e morale diverse da quelle dei proponenti il Disegno di legge, come per esempio la differenza fra uomo e donna, allora veramente la nostra libertà – quella di tutti, non solo quella dei cattolici – è in pericolo. Si tratta di un disegno pretestuoso che va contrastato con forza.”
Insomma, la Chiesa si è espressa chiaramente in questi giorni e anche in risposta a questi giudizi chiari, stiamo assistendo ad una mobilitazione generale di cattolici e non, che stanno scendendo in campo per difendere, finché ancora è possibile, il loro diritto a dire la propria su argomenti che riguardano l’essenza stessa dell’umano e soprattutto per difendere il proprio sacrosanto diritto ad educare i figli come meglio credono, senza che lo Stato, tramite un decreto legislativo, entri nelle loro coscienze e metta le mani sulle loro giovani menti.