Ormai è diventato un rito: ogni volta che una donna incinta o il suo bambino hanno qualche serio problema di salute, la proposta dei medici è sempre uguale, l’aborto. Oggi vogliamo raccontarvi una storia diversa, la storia di Angela. Ce ne parla un articolo di Aleteia Italiano.
Era al terzo mese di gravidanza, quando la giovane ebbe una emorragia cerebrale che causò il coma. Al risveglio, la diagnosi infausta: tumore al cervello. Sappiamo tutti che le cure dei tumori nuocciono al nascituro. Anche Angela ne era cosciente. E, infatti, il suo primo timore fu per la nascita della sua bimba: «Pensai alla mia vita, ma anche alla piccola di tre mesi che viveva dentro di me. In pochi secondi le immagini della mia storia mi si presentavano come un film. Dico ai medici che non voglio abortire, desidero che nasca mia figlia, un dono grande. A qualunque costo».
Fortunatamente Angela venne a conoscenza del Cyberknife, «una strumentazione sviluppata per la radiochirurgia con la quale poter bombardare in modo assolutamente preciso la zona tumorale». Una possibilità, quindi, di poter curare il tumore, senza nuocere alla vita della piccola. E l’intervento riuscì con successo. Angela poté dare alla luce sua figlia, che ora ha cinque anni ed è in salute.
L’aborto sarebbe stato forse una soluzione? Avrebbe curato Angela? Niente affatto. Anzi, il cosiddetto aborto “sicuro e legale”, sarà anche legale, ma “sicuro” non lo è affatto. Vengono mai informate debitamente le donne dei rischi per la salute fisica e psichica che provoca l’aborto volontario?
E allora, stiamo vicini alle donne e diamo loro tutto il supporto e le cure necessarie, quando sono in difficoltà, piuttosto che spingerle all’aborto. Oggi Angela è felice di aver scelto la vita, perché scegliere la vita ripaga sempre.
di Luca Scalise