27/03/2018

Informare le donne per una vera scelta: in Idaho è legge

Il governatore dell’Idaho, Butch Otter, ha promulgato la  legge SB 1243 che aggiorna le regole del consenso informato per le donne che chiedono l’aborto: è obbligatorio render loro noto che la procedura dell’aborto farmacologico con RU486 può essere interrotta e – dopo aver assunto la prima pastiglia – è possibile ripensarci e mettere al mondo un bambino sano e senza problemi.

L’obbligo di informare sull’antidoto alla RU486 è già in vigore in  Utah, nell’Arkansas, nel Sud Dakota e in Arizona.

Attualmente gli aborti chimici rappresentano quasi la metà di tutti gli aborti praticati in Idaho.

Al Parlamento la legge era passata con maggioranza schiacciante, sia alla Camrera che al Senato: tutti i repubblicani a favore, tutti i democratici contro.

La Ru 486 consta di due farmaci: il mifeprex – che uccide il bambino impedendo che gli giunga il nutrimento – e,  48-72 ore dopo, il misoprostolo, una prostaglandina che provoca le contrazioni e l’espulsione. L’ Abortion Pill Reversal funziona bene se non si assume la seconda sostanza e se si  somministrano  dosi massicce di progesterone al fine di contrastare l’effetto della prima pillola (per saperne di più si legga qui).

Gli abortisti contestano la validità dell’antidoto, ignorando le  oltre 300 madri che hanno avuto bambini sani e le  oltre 100 donne sono ancora in attesa di partorire.

Le donne hanno il diritto di essere informate o no? Hanno diritto di sapere che se cambiano idea dopo aver preso la prima pillola abortiva,  esiste la possibilità  di invertire la procedura di aborto chimico? Va tutelato il loro diritto alla scelta o no?Molte donne che si sono avvalse della Abortion Pill Reversal hanno testimoniato che – pentite di aver preso la prima pillola – quando hanno chiamato la clinica abortista che gliela aveva fornita, sono state falsamente informate che “non c’è possibilità di inversione” o che ” ormai la salute del bambino è compromessa ed avrà difetti alla nascita”.

Molti di coloro che  dicono di battersi per i diritti delle donne assumono posizioni incoerenti in queste circostanze. Anche qui in Italia, non solo non si parla dell’antidoto alla RU486, ma normalmente si tacciono alle donne anche gli effetti collaterali – anche gravi – dell’aborto.

Redazione

Fonte: National Right to Life

 


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