Lucio Malan 62 anni, laureato in lettere e filosofia, in parlamento dal 1990, prima con la Lega Nord, poi con Forza Italia passando per il PdL, si è sempre contraddistinto per una spiccata sensibilità pro life e pro family. Ad oggi è senatore tra le fila di Fratelli d’Italia e candidato (sempre per FdI) alle elezioni politiche del 25 settembre prossimo in entrambi i collegi plurinominali del Piemonte. Gli abbiamo rivolto alcune domande sui temi etici:
Ascolta "Malan (FdI): «Utero in Affitto diventi reato universale»" su Spreaker.In Italia ad oggi c’è un grosso declino demografico, lei ritiene giusto dover tutelare socialmente la maternità e la paternità, proteggendo la vita nascente dalle istanze pro-aborto?
«Fratelli d’Italia ha al primo posto nel programma la famiglia e la natalità, come necessità sociale, economica e nazionale. Il declino demografico infatti oltre ad indicare la scarsa vitalità della società è un grosso contraccolpo per la famiglia che ad oggi è il più grande ammortizzatore sociale che si ha. Per l’aborto come da indicazioni di Giorgia Meloni, siamo per applicare la 194 in toto, quindi anche e soprattutto la prima parte che dice che l’aborto non può essere uno strumento di controllo delle nascite e dove si prevedono dei sostegni a favore delle madri che vogliono portare avanti la gravidanza, questo si può fare anche nell’ottica dell’agevolazione fiscale come anche con altri aiuti concreti, che non si possono ridurre a quei 30 euro in più al mese. In sostanza penso che prim’ancora della libertà di abortire ci deve essere quella di non farlo».
L’altro fronte della tutela della vita è quello legato all’eutanasia. Quali sono secondo lei le priorità in tema di cura e rispetto della dignità umana in applicazione delle leggi sulle cure palliative (legge 38/2010) e sull’obiezione di coscienza per i medici e il personale sanitario?
«Sono questioni che si toccano ma sono indipendenti. Le cure palliative vanno fornite in modo consapevole nella persona interessata, poi è ovvio che l’obiezione di coscienza deve essere consentita, in quanto farsi togliere la vita non è un diritto e qualora vi fossero delle pratiche in questo senso è ovvio che vada garantita l’obiezione di coscienza. Vediamo tra l’altro quello che sta succedendo in paesi dove l’eutanasia è già consentita, come in Canada ad esempio, dove c’è una forte pressione per usarla verso malati che diventano in qualche modo troppo costosi per il sistema sanitario, trovo che questa sia una deriva molto pericolosa».
Visto che abbiamo aperto il tema le chiedo parlando sempre del fine vita, diciamo che ci sono alcune istanze eutanasiche che vorrebbero far rientrare in ciò perfino i più anziani, perché considerati non più produttivi e utili alla società, una vera e propria forma di “cultura dello scarto”. Come vanno, invece tutelati e accompagnati i nostri anziani?
«Innanzitutto tutelando la famiglia nel suo insieme, che è il primo luogo dove gli anziani vengono accuditi, quindi ribaltando la logica eutanasica sostenendo le famiglie, anche a livello economico, che scelgono di tenere in casa i propri anziani invece di metterli a carico del sistema sanitario».
Cosa dovrebbe fare il nuovo Parlamento e Governo in tema di politiche familiari per favorire la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio e, di pari passo contrastare tutte quelle istanze contrarie al concetto stesso di famiglia come l’adozione per coppie dello stesso sesso o la pratica dell’utero in affitto?
«Ci sono diversi interventi da fare, uno è dare un assegno significativo alle coppie che fanno figli, ma bisogna creare in primis lavoro e non assistenzialismo, in quanto il lavoro è un’assistenza duratura mentre prima o poi i soldi dell’assistenzialismo finiscono. Inoltre bisogna fare una valutazione seria sulle adozioni, ad oggi ci sono più coppie che vorrebbero adottare rispetto ai bambini adottabili, quindi è chiaro che come ci dice la legge bisogna mettere al primo posto le coppie formate da uomo e donna, aldilà di quello che pensa qualche “giudice creativo”, bisogna dare al bambino quello che per varie circostanze della vita non ha avuto, ovvero l’amore di un padre e di una madre. Dall’altra parte bisogna fare in modo di snellire il processo di adozione ma allo stesso tempo evitare gli eccessi che si verificano quando vengono tolti bambini alle loro famiglie legittime per motivazioni economiche, quando allo stato costerebbe meno aiutare quella famiglia anziché mantenere il bambino in un orfanotrofio, questa è una vera vergogna che spesso viene fatta contro la legge stessa. Per quanto riguarda l’utero in affitto è una cosa totalmente inaccettabile che vede i bambini ridotti a beni di consumo e le donne trasformate in incubatrici a pagamento. In Italia la cosa è proibita ma non è punita quando avviene all’estero e questo va cambiato, su questo a parole tutti sembrano essere d’accordo ma nei fatti poi sono in pochi che hanno veramente il coraggio di toccare gli interessi delle lobby che gestiscono questi traffici».
Uno dei diritti inviolabili delle famiglie è quello della libertà educativa, lei ritiene giusto contrastare delle forme di strumentalizzazione ideologica nelle scuole, in particolare per quanto riguarda la propaganda gender? Quindi ritiene giusto avere un Ministro dell’Istruzione che si batta contro il gender e la “carriera alias”?
«Risposta sintetica: si, ma anche qui il campo è molto ampio, la Costituzione italiana così come la Dichiarazione Universale dei diritti umani e ancora la carta fondante dell’Unione Europea affermano il primato della famiglia per quanto riguarda l’educazione della prole, mentre spesso si ha la percezione che alcune parti politiche ritengano che i bambini appartengano allo stato. In altri paesi, anche della civilissima Europa, ci sono casi in cui vengono tolti bambini ai genitori e tra le motivazioni c’è l’educazione cristiana che impartiscono loro, oppure come ha dichiarato la nostra garante dell’infanzia quando ci sono situazioni di povertà educativa i bambini possono essere tolti alle famiglie, che non si capisce cosa voglia dire questa povertà educativa. Stesso ragionamento nella scuola, non possono entrare delle ideologie usate dallo stato per indottrinamento, a maggior ragione se si trattano di teorie come quella gender che non hanno fondamento scientifico. Io che appartengo ad una minoranza religiosa come quella valdese, sono tutelato dalla costituzione e dalla laicità stessa dello stato nel poter professare e credere la mia confessione e non posso scontrarmi nelle scuole con forzature ideologiche imposte che vanno contro di essa, ma anche contro la semplice ragione umana. Per quanto riguarda la carriera alias penso sia completamente sbagliata, non si può stravolgere la realtà anche perché uno dei fondamenti educativi è proprio quello di accettarsi per come si è, questo lo dico nel rispetto di tutti condannando ogni forma di violenza e di bullismo verso chiunque, ma se io mi chiamo Lucio non posso pretendere di farmi chiamare dal professore Napoleone, poi nel privato ognuno fa ciò che vuole».
Le faccio l’ultima domanda, tra i drammi che mettono oggi a repentaglio il sano sviluppo dei nostri giovani ci sono le dipendenze. Dall’uso di sostanze stupefacenti fino all’ipersessualizzazione dei minori in rete. Quali sono le politiche da adottare per arginare queste dipendenze comportamentali?
«Bisognerebbe dare un’informazione chiara sui danni che arrecano le droghe, e contrastare una liberalizzazione che renderebbe solamente più accettabile il consumo di queste sostanze. Per l’ipersessualizzazione dei minori bisogna far sì che anche in televisione vengano rispettate veramente le fasce di tutela, evitando di mandare in onda in fascia protetta contenuti non adatti ai minori, ci vorrebbe anche una tutela per i minori da parte di certi cantanti che veicolano con la loro musica messaggi di odio e di mercificazione della donna».