Riguardo al suicidio assistito, l’apertura del Partito Democratico è solo di facciata. A dispetto delle dichiarazioni distensive del segretario Enrico Letta che, scrivendo a Repubblica, aveva invocato un confronto libero da ogni «polarizzazione tossica», la realtà dei fatti è che la maggioranza sta andando spedita come un treno, ostacolando in tutti i modi gli emendamenti del centrodestra. A confermare il “muro contro muro” a Montecitorio, dopo che la scorsa settimana il ddl Bazoli-Provenza è approdato in aula, è l’onorevole Antonio Palmieri, esponente di Forza Italia. Contattato da Pro Vita & Famiglia, il deputato azzurro ha comunque confidato la speranza che il dibattito parlamentare possa almeno portare alla luce la reale natura ideologica ed eutanasica della proposta di legge.
Onorevole Palmieri, per quale motivo lei rimane pessimista riguardo ad un accordo trasversale sul disegno di legge?
«L’appello di Letta è evidentemente contraddetto dalla realtà, in quanto i relatori hanno dato parere negativo a tutti i nostri emendamenti all’articolo 1 che, assieme all’articolo 3, è il cuore della legge. Lo stesso Bazoli è pessimista quanto me sulla possibilità di un accordo. Come io stesso sostengo, i relatori hanno fatto il massimo in Commissione. Oltre non possono andare, altrimenti non riusciranno a mantenere la maggioranza che si è coagulata intorno a questo provvedimento. Questo è il dato di natura politica al netto di ogni atteggiamento sui contenuti, che ci confermano le solite considerazioni: questa norma è un passo avanti verso l’eutanasia. In aula non si è più parlato di questo provvedimento. L’unica novità è stato questo appello di Letta che fa riferimento alle cure palliative: peccato che, per l’appunto, ci sia parere contrario al nostro emendamento che vuole renderle obbligatorie, prima di fare richiesta del suicidio assistito».
La discussione del ddl Bazoli-Provenza riprenderà a marzo, con tempi contingentati. Ci sarà comunque uno spazio ragionevole per la discussione degli emendamenti?
«Lo spazio per la discussione ci sarà ma sarà ridotto. Se non ci saranno interruzioni per voti di fiducia o cose simili, non andremo oltre le due settimane».
Un aspetto particolarmente controverso del disegno di legge è il concetto di «prognosi infausta»: quali sono i termini della questione?
«Quando il disegno di legge fa riferimento alla prognosi infausta, non indica un termine, né parla di imminenza della morte. Si intende una situazione che potrebbe durare anche anni. Se l’imminenza della morte fosse invece contemplata, sarebbe sufficiente la legge già in vigore sul biotestamento che copre tutte le casistiche tranne quella di una persona in stato di disabilità ma non in pericolo di vita».
Come voterà il gruppo parlamentare di Forza Italia?
«Siamo contrari ma, a differenza di tutti gli altri, chi tra noi esprimerà una posizione divergente da quella del gruppo parlamentare non deve temere ritorsioni. Per la libertà di voto in senso stretto ha optato soltanto il gruppo di Italia Viva».
Alla luce di ciò, in che misura ritiene che i vostri deputati si atterrano alle indicazioni del gruppo?
«Non ho idea ma, ovviamente, spero alla fine tutti votino come indicato dal nostro gruppo parlamentare. Mi ha confortato il grande applauso corale del mio gruppo che ho ricevuto al termine del mio intervento di giovedì. Anche se in realtà ad appassionarmi non è questo applauso ma il poter spiegare le ragioni del voto contrario, nella speranza – com’è già avvenuto in passato – di poter convincere alcuni colleghi e colleghe di Forza Italia a cambiare il loro orientamento. Se le argomentazioni sono ragionevoli ed espresse in modo adeguato, chi è in buona fede può anche cambiare idea. Però, ripeto, non è importante tanto contarsi quanto avere una posizione politica chiara contro l’eutanasia e poter usare l’aula della Camera per argomentare le nostre ragioni».
Ritiene non ci sia alcuna possibilità di ribaltare l’orientamento dell’assemblea?
«No. Anche se tutta Italia Viva votasse col centrodestra non ci sarebbe maggioranza per noi. Però, come accennavo, è importante usare la tribuna dell’Aula per esporre le nostre ragioni. Il mio invito ai colleghi è a guardare al testo e non al contesto propagandistico mediatico ed emotivo che hanno costruito i Radicali. Bisognerebbe, piuttosto, fare come il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, che, nel giudicare i referendum referendari, ha guardato ai testi dei quesiti e agli esiti che sarebbero derivati dall’eventuale approvazione. Altrimenti, sarebbe come se un insegnante giudicasse un tema dal titolo senza guardare allo svolgimento. Ovviamente mi interessa anche parlare all’opinione pubblica, visto che le grandi tribune mediatiche, compresi i tg della Rai, sono state occupate unicamente dalla posizione favorevole all’eutanasia. Il fatto di avere una tribuna per esprimere le nostre idee, ci potrà forse consentire di arrivare anche a un pezzetto della popolazione italiana che finora ha potuto sentire soltanto una campana sola».