L’impegno politico di Valentina Tugnoli nasce sul territorio. Attualmente assessore ai Servizi Sociali presso il Comune di Treviglio (BG), Tugnoli corre ora nelle fila di Fratelli d’Italia, alle elezioni regionali in Lombardia (12-13 febbraio). A Pro Vita & Famiglia, Tugnoli ha illustrato il suo programma per le famiglie lombarde, che comprende, tra le altre cose, ingenti sovvenzioni alle famiglie numerose, in particolare per i trasporti pubblici, per l’acquisto di libri scolastici e di automobili a più di cinque posti. Tugnoli ha inoltre firmato il manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia sull'impegno a tutelare la vita, la famiglia e la libertà educativa.
Valentina Tugnoli, nel suo programma per le elezioni regionali in Lombardia, quali sono le misure a sostegno della maternità e del diritto alla vita sin dal concepimento?
«La vita umana va protetta sin dal concepimento, attraverso la promozione della cultura della vita, il sostegno economico alla maternità e agli enti impegnati su questo fronte. È inoltre necessaria la promozione del progetto Maternità segreta che molti cittadini non conoscono: si tratta di uno strumento che garantisce alle donne di partorire nell’anonimato e ai figli di essere adottati da una famiglia. Dobbiamo guardare alle esperienze virtuose in tal senso, come quelle in Veneto e in Piemonte. Partendo dal concetto che ogni bambino nato è una ricchezza (e non solo in termini umani), dobbiamo sostenere l’attività dei CAV».
Come aiuterete le famiglie, in particolare quelle numerose?
«Non dobbiamo nasconderci: la nostra nazione attraversa un drammatico inverno demografico. Ad oggi, i cittadini che ricevono una pensione sono in numero maggiore dei lavoratori. Serve una politica di sostegno alla maternità che accompagni ed integri la politica nazionale, soprattutto per le famiglie numerose, con particolare riguardo alle specificità del territorio lombardo e bergamasco, nello specifico. La rete dei servizi di educazione e cura per la prima infanzia e i minori deve essere rafforzata, anche attraverso le potenzialità delle nuove tecnologie, per intercettare i bisogni dei cittadini, potenziando la comunicazione e l’informazione nei confronti della cittadinanza. La famiglia è “una piccola patria” e la cellula fondativa della stessa società che trasmette di generazione in generazione l’eredità della nostra civiltà. La famiglia, svolge un importantissimo ruolo sociale e deve essere sostenuta economicamente e premiata, tanto più quella numerosa, attraverso agevolazioni come la gratuità dei trasporti pubblici locali, forme di rimborso crescenti per l’acquisto dei libri di testo, per chi sceglie la scuola privata, paritaria o parentale e per le attività sportive. Per le famiglie numerose, un tema su cui Regione Lombardia potrebbe intervenire è aiutare per l’acquisto delle automobili (è uno dei principali problemi che mi pongono, visto che le macchine con più di cinque posti costano molto di più delle altre)».
Cosa può fare l’amministrazione regionale per evitare la diffusione dell’ideologia gender a scuola e difendere la libertà educativa dei genitori?
«In ambito scolastico la Regione non può far altro che influenzare l’attività del governo nazionale. In ambito culturale, la Lombardia deve riprendere quell’attività di difesa e di studio delle tradizioni del territorio e delle identità, senza timidezza alcuna».
Qual è il vostro programma per la disabilità?
«La disabilità deve essere affrontata con realismo e percorsi particolari, sostenendo i servizi sociali dei comuni e permettendo, laddove possibile, le assunzioni presso gli enti regionali, per permettere la piena integrazione ed autonomia degli individui con disabilità. Nel nostro programma esiste la promozione del progetto di vita per le persone con disabilità: per la piena realizzazione del progetto di vita, verrà valorizzato e sostenuto l’intero nucleo familiare, a partire dalla figura del caregiver, e sarà garantita la realizzazione e la diffusione del modello di accoglienza e di assistenza medica (D.A.M.A.) per facilitare l’accesso ai servizi ospedalieri».
Per concludere, cosa dovrà fare la nuova amministrazione regionale per le categorie più deboli, ovvero anziani e malati, specie nel fine vita?
«Ampliamento della rete hospice, studio e sviluppo di nuovi protocolli che rispettino la persona per la migliore cura. Ulteriore potenziamento delle cure palliative, sia all’interno degli hospice che a domicilio, coinvolgendo e supportando anche le realtà associative che offrono servizi. Dobbiamo specificare che il termine “cura” deriva dal “prendersi cura, avere a cuore dei bisogni” così come “ospedale” deriva da “ospitalità”. Serve poi sviluppare maggiormente l’assistenza domiciliare, per utilizzare in maniera più efficiente le poche risorse umane disponibili (pochi medici ed infermieri). A tal proposito, credo che la Lombardia possa valutare dei contratti integrativi per gli infermieri, in maniera tale da rendere la professione più richiesta. Per gli anziani direi che la difesa delle identità del territorio, comprese le comunità più piccole possa permettere la ricostruzione delle piazze, dei cortili, quindi, di tutti i corpi intermedi necessari per loro, con lo sviluppo di servizi di orientamento e supporto per le famiglie con anziani non autosufficienti a domicilio e possibilità formative per le badanti, anche mediante risorse per la domiciliarità già assegnate dal PNRR da distribuire secondo una corretta azione di programmazione territoriale e garanzia di presa in carico della medicina specialistica anche degli anziani ricoverati in RSA».