10/07/2019

Irlanda del Nord, una delle ultime speranze di salvezza per i nascituri

L’Irlanda del Nord è uno degli ultimi bastioni salvezza per i bambini concepiti e non ancora nati in Europa. Il Dup, il partito autonomista democratico dello stato inglese, per sostenere il Governo May nel giugno del 2017, aveva ben messo in chiaro che mai e poi mai ci sarebbero stati tentativi di introdurre nell’Irlanda del Nord, da parte del Governo o della maggioranza, nuove leggi più permissive su aborto e matrimoni gay. Così è stato sino ad oggi.

Dopo l’approvazione di emendamenti alla legge sull’Irlanda del Nord, avvenuti nella serata del 9 Luglio le cose potrebbero cambiare in peggio. Andiamo con ordine.

Dalla approvazione del referendum Irlandese sull’aborto, dello scorso anno (25 maggio 2018), le cose sono cambiate. Ovvero, il Governo May nulla ha realmente fatto per cambiare le leggi del Nord Irlanda, tuttavia al di là di estemporanee dichiarazioni della Premier (soprattutto dovute ai dissidi con DUP sui vari voti per la Brexit), alla Camera dei Comuni negli ultimi mesi da più parti si sta tentando di imporre nuove leggi più permissive su aborto e matrimoni gay, oggi pressoché vietati.

I parlamentari britannici cercano di cambiare le leggi sull’aborto e il matrimonio tra persone dello stesso sesso nell’Irlanda del Nord e il il leader della Chiesa cattolica in Irlanda ha espresso preoccupazione per gli emendamenti del deputato laburista Stella Creasy che cercano di estendere l’aborto nella regione. Sono però circa 60 parlamentari dei Comuni che sostengono l’emendamento che aprirà alla liberalizzazione dell’aborto in Irlanda del Nord che stanno presentando emendamenti sulla Legge quadro sull’Irlanda del Nord presentata dal governo e che, originariamente, doveva perfezionare alcune norme già in vigore su autonomia, uso delle armi dell’esercito etc.

La Chiesa cattolica, stavolta è entrata in gioco pesantemente. L’Arcivescovo Eamon Martin in prima persona ha stigmatizzato l’opera di deputati che si accaniscono per impedire la vita ai “ più indifesi nella nostra società”. In una dichiarazione letta e diffusa a termine delle Messe di domenica scorsa, il Vescovo della Diocesi di Down e Connor, Noel Treanor ha detto che la legge è “;utilizzata per introdurre emendamenti volti a liberalizzare la fornitura di aborto in Irlanda del Nord senza il consenso dei cittadini dell’Irlanda del Nord o dei loro rappresentanti eletti “;. Di questo si tratta infatti, al di là della barbarie che si vuole estendere e che andrà ad allargare il genocidio di bambini in UK, una parte della maggioranza e della opposizione, vogliono votare una modifica legislativa di uno stato inglese (nord Irlanda, senza aver nessun consenso da parte dei legittimi rappresentati di quel territorio. Uno scempio in tutti i sensi.

La Chiesa Cattolica e i suoi Vescovi, come moltissime delle Associazioni e Chiese evangeliche ed anglicane del regno Unito, hanno chiesto esplicitamente ai fedeli di contattare in questi giorni e con ogni mezzo i propri rappresentanti parlamentari esprimendo le loro convinzioni e chiedendo loro di non votare nessuna legge che liberalizzi l’aborto e il matrimonio gay in Irlanda del Nord.

Intanto sabato scorso, circa 10.000 pro-lifers hanno marciato per le strade di Dublino, in Irlanda, l’ All-Ireland Rally for Life (tutta l’Irlanda protesta per la vita) ha avuto luogo mesi dopo che alcuni leader del governo irlandese vorrebbero invece promulgare una legge che consentirebbe ai bambini non nati di essere abortiti per qualsiasi motivo fino a 12 settimane e successivamente in un’ampia varietà di circostanze. Tra gli emendamenti proposti e in discussione alla camera dei Comuni c’è anche quello che renderebbe gli aborti legali per qualsiasi motivo fino a 28 settimane di gravidanza immediatamente in tutta l’Irlanda del Nord.

La manifestazione di sabato ha portato una rinnovata speranza per l’Irlanda e l’Irlanda del Nord, poiché oltre 10.000 persone hanno chiesto pubblicamente il sostegno per i diritti dei bambini non nati, tra gli speakers l’Arcivescovo di Dublino che in prima persona ha ‘messo la faccia’ per dire il suo ‘no’ all’aborto e chiesto di prendere iniziativa a tutti e con tutti parlamentari del Regno Unito.

Ad oggi, le donne nell’Irlanda del Nord possono rischiare il carcere perché la legge sui reati contro le persone del 1861 rimane in vigore. Sotto questo pezzo di legislazione vittoriana, chiunque procuri un aborto – personale medico o donne incinte – può affrontare anche l’ergastolo (pena mai commisurata). L’Abortion Act del 1967 del Regno Unito, che da allora consente aborti legali in tutta la Gran Bretagna fino e oltre le 24 settimane di gravidanza, in determinate circostanze, non è mai stato applicato nell’Irlanda del Nord.

Un’alleanza di cristiani protestanti sostenuti dai loro alleati politici nel partito unionista democratico e la Chiesa cattolica (per ora) sono riusciti a salvaguardare questa enclave europea (insieme a Malta) della vita umana del concepito. Mentre i nostri amici britannici non si danno per vinti e, ancora nei giorni scorsi, hanno inviato quintali di mail e discusso ‘faccia a faccia’ con i propri parlamentari locali per impedire la barbarie. Purtroppo, nella serata di martedì 9 luglio, la Camera dei Comuni ha approvato a larga maggioranza e contro il parere dei parlamentari della Irlanda del nord, una serie di emendamenti pro aborto e pro matrimonio gay, alla legge sulla attuazione della devoluzione dei poteri all’Irlanda del Nord. Ora non tutto è perduto, il Parlamento dell’Irlanda del Nord avrà tempo sino al 31 ottobre per accettare o respingere o correggere l’intera norma sulla propria autonomia o singoli emendamenti introdotti da Londra, se non riuscisse a cancellare le norme pro aborto e pro matrimonio gay, esse entrerebbero in vigore. Gli sforzi e le iniziative dei pro life e pro family nordirlandesi proseguono senza sosta, le nostre preghiere di sostegno pure.

Luca Volontè

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