È una buona notizia sapere che l’aborto viene considerato per quello che è, ovvero un omicidio. E se di questo si tratta, è normale che venga conseguentemente punito come merita.
Ebbene, la scorsa settimana il Parlamento del Nuovo Galles del Sud, in Australia, ha confermato la legislazione vigente, in base alla quale l’aborto resta un crimine.
Dopo un lungo dibattito, l’Abortion Law Reform Bill, ovvero la riforma presentata dalla deputata dei Verdi Mehreen Faruqi e sostenuta da tutto il movimento pro-abortista, è stata cassata.
La proposta della Faruqui era di depenalizzare l’aborto, tant’è che il suo slogan è stato “abortion, a choice not a crime” (cioè l’aborto è una scelta, non un crimine). Non solo. La riforma aveva lo scopo anche di impedire ai gruppi pro-life di manifestare davanti alle cliniche abortiste, per evitare che le donne possano subire pressioni psicologiche.
Peccato che i primi a influenzare i singoli e l’opinione pubblica sono proprio gli abortisti, i quali hanno imposto la loro ideologia mortifera ovunque, facendo credere – spesso con menzogne – che il bambino non nato non è una persona, ma solo un grumo di cellule da rimuovere quando se ne sente il bisogno, che l’aborto non è pericoloso per la salute delle donne (delle sindromi post-aborto ovviamente non si parla mai) e che si tratta di un diritto, di una conquista di civiltà, fondamentale per l’emancipazione femminile.
E se non riescono ad ottenere ciò che vogliono con le buone, i cultori della morte lo fanno con le cattive: come abbiamo scritto, in Australia per esempio c’è chi tenta di vietare la diffusione di immagini dei nascituri.
Tuttavia, constatiamo con gioa che dall’altra parte del mondo – basti pensare al Queensland – il fronte pro-life sta conseguendo importanti vittorie, che lasciano ben sperare per il futuro. La battaglia contro l’aborto continua e il risultato finale non è affatto scontato. Sta a noi scriverlo.
Redazione
Fonte: LifeSiteNews
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