Una situazione che ha dell’incredibile, una delle tante purtroppo possibili a causa di alcuni aspetti ambigui dell’ultimo Dpcm, tra cui la definizione di “congiunti” che, dopo l’accesa protesta di Arcigay, ha incluso anche le persone legata da un’unione civile e le coppie di fatto ma che poi non ha previsto altre situazioni di cui in genere la politica si infischia beatamente.
Di cosa stiamo parlando? Della situazione in cui versa un giornalista diversamente abile e immunodepresso, Francesco Curridori, redattore per il Giornale, il quale ha scritto a Conte, in quanto la sua situazione – come quella di migliaia di persone in Italia – lo costringe ad un ‘ulteriore reclusione anche nella fase2, perché non avendo congiunti, non ha alcun altro requisito valido per poter uscire di casa, senza rischiare di essere multato.
Nella lettera, in cui Curridori non chiede certo commiserazione dal governo, ma intende, piuttosto, mettere in evidenza tutte le contraddizioni e le ingiustizie a cui l’ultimo decreto dà adito, scrive: “Io, quindi, che congiunti non ne ho, come dovrei comportarmi? Dovrei rinunciare ad avere una vita sociale oppure dichiarare il falso in un’autocertificazione sostenendo di avere relazioni sentimentali che non esistono? Ipotesi, quest’ultima, che sicuramente sarà presa in considerazione anche da altri italiani che, probabilmente, non hanno alcuna intenzione di far sapere a vigili ‘indagatori’ con chi decidono di trascorrere il loro tempo libero”.
Inoltre Curridori si chiede (interpretando in realtà, il pensiero forse di molti di noi) in che modo avverranno le verifiche sull’autocertificazione, come sia possibile verificare la vita privata di ognuno, se davvero chi comunica di andare a trovare il proprio fidanzato o la propria fidanzata non stia dicendo una bugia.. Forse, sostiene il giornalista, non essendo possibile ricostruire l’albero genealogico di ognuno, né tanto meno verificare i rapporti sentimentali con futuristici test del DNA sarebbe stato più corretto dare la possibilità ad ognuno di incontrare chi vuole, secondo, peraltro, la propria inviolabile libertà personale, evitando di incunearsi in un simile ginepraio che altro non fa che avallare situazioni di ingiustizia sociale, di per sé gravi, già prima della pandemia.