19/09/2019

La drammatica deriva eutanasica dell’Olanda

Abbiamo registrato nei giorni scorsi l’ennesimo livello di scivolamento e di interpretazione permissiva consentita dalla legislazione olandese sulla morte “degna” e sull’eutanasia. Ci riferiamo al caso di un’infermiera dedita alle cure a domicilio, che ha somministrato una overdose di farmaci per l’eutanasia di un paziente affetto da demenza dovuta ad Alzheimer.

L’infermiera è stata condannata ma, diversamente da quanto chiesto dalla Procura olandese, il Tribunale ha deciso di non commisurare la pena di omicidio. Condannata, quindi, ma senza pena da scontare. Tutto questo perché, come diceva la sentenza, era necessario considerare le circostanze di vita della paziente e l’ambiente sociale e familiare. Non risultava che la paziente avesse esplicitamente chiesto l’eutanasia in determinate circostanze, tuttavia è stata “terminata”, altro modo ipocrita e benpensante per definire l’omicidio. La giustificazione? «Era soddisfatta della vita vissuta, sapeva che era vicina alla fine». La decisione della scorsa settimana era già di per sé un brutto segnale della deriva, dello scivolamento, dell’ampliamento che di fatto viene imposto alla normativa dalle circostanze che via via si succedono o vengono prodotte dalle azioni umane.

Chiariamolo bene, la norma olandese vieterebbe ogni eutanasia che non sia per malati terminali adulti, di fatto invece in questi anni e mesi abbiamo visto bambini, adolescenti, anziani essere uccisi per le più varie ragioni: depressione, volontà dei genitori, malattie permanenti ma non terminali, e così via. L’idea guida di ogni dibattito che vuole legalizzare l’eutanasia e le sue forme eugenetiche è chiarissima: carità, generosità e compassione. Virtù cristiane che, estrapolate dal cristianesimo, si trasformano di fatto in “attenuanti” o “giustificanti” omicide. La deriva susseguente alla sentenza dei giorni scorsi non si è fatta attendere, nel weekend Jacob Kohnstam, Presidente della Commissione Olandese sulla vigilanza della applicazione della legge sulla eutanasia, ha dichiarato che la sentenza emessa dal tribunale è molto chiara: «non dobbiamo più verificare alla lettera la legge in vigore, ma valutare le circostanze della vita del paziente, della famiglia e della società».

Il Dottor Costance de Vries, medico noto per la sua attività nelle cliniche specialistiche e di aiuto ai pazienti che vogliono l’eutanasia e che se la sono vista rifiutare da altri ospedali, una sorte di clinica delle morte più generosa delle altre, ha preso atto con soddisfazione che dopo la sentenza dei giorni scorsi sarà possibile somministrare l’eutanasia a tutte le persone dementi o che non sono più in grado di esprimere chiaramente il proprio desiderio.

Tutto ciò accade in un paese, l’Olanda appunto, in cui recenti dati mostrano come i pazienti nelle liste di attesa (soprattutto anziani) per i servizi di “cura a casa” crescano in modo impressionante: ben più di 4 mila persone sono il lista di attesa da più di sei mesi e non si riesce a trovare una soluzione adeguata.

L’ampliamento dell’applicazione dell’eutanasia, la giustificazione dell’omicidio del consenziente, dopo la recente sentenza della scorsa settimana, potrebbe realmente diventare una macabra e terribile soluzione per ridurre le spese della sanità pubblica e privata in Olanda, sempre meno Paese dei garofani e sempre più Paese di crisantemi.

 

di Luca Volontè

 

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