Le amministrazioni locali che hanno elargito veri e propri fondi per la famiglia dallo scoppio dell’emergenza Covid-19, si contano sulle dita di una mano. La Provincia Autonoma di Trento è una di queste. Per andare incontro ai genitori rientrati al lavoro ma con figli ancora in età scolare, la Provincia offre ora il “bonus baby sitter”.
Si tratta di una misura a beneficio delle famiglie che va ad affiancarsi al preesistente Buono di Servizio, che adesso potrà essere modificato e ampliato. Per ogni figlio unico minorenne, sono previsti voucher fino a un massimo di 20 euro all’ora, mentre le famiglie con due o più figli minorenni, riceveranno fino a 25 euro all’ora.
Alle madri lavoratrici con indicatore ICEF entro il valore 0,40, operative nel settore privato e in alcuni settori del pubblico (sanità, difesa, sicurezza e soccorso pubblico), è riconosciuto un abbattimento del costo dei servizi domiciliari pari al 90% del costo previsto per detti servizi domiciliari entro i massimali stabiliti.
Il provvedimento, approvato dalla giunta provinciale lo scorso 6 maggio e avanzato su proposta degli assessori Stefania Segnana (Salute, Politiche Sociali, Disabilità) e Achille Spinelli (Sviluppo Economico, Lavoro), avrà effetti fino al prossimo 31 luglio ed è cumulabile al contributo di 600 euro erogato dall’INPS riguardante il bonus baby sitter. Le risorse messe in campo dalla Provincia di Trento per questa misura ammontano a circa 4.500.000 euro, di cui dovrebbero beneficiare circa un migliaio di famiglie.
«L’obiettivo principale è tutelare l’occupazione femminile con un meccanismo che darà priorità alle situazioni in cui entrambe i genitori lavorano e, con le scuole ed i servizi chiusi, necessitano di un supporto per accudire i figli», si legge in un comunicato stampa della Provincia di Trento. «Si tratta solo di un primo passo, stiamo pensando ad altre misure di sostegno alle famiglie», ha dichiarato da parte sua l’assessore Segnana, aggiungendo che la giunta sta lavorando «su molte idee, a partire da una riapertura dei nidi con tre bambini alla volta, e appena saranno definite il denaro ci sarà».
L’assessore ha poi precisato che le beneficiarie specifiche dei voucher sono le mamme «perché i buoni di servizio sono un progetto di sostegno al lavoro femminile e conciliazione». Inoltre, non è prevista la stessa sovvenzione per le lavoratrici, anche del settore pubblico, che «hanno la possibilità di continuare a lavorare da casa, quindi abbiamo pensato a un aiuto per quei comparti che non possono farlo». In conclusione, l’assessore ha ricordato che «gli educatori dovranno andare a casa delle famiglie rispettando i protocolli sanitari, ovvero indossando mascherine e altre protezioni come camici e guanti: la sicurezza è importante in questa fase».