Imprenditoria femminile e maternità sono due mondi apparentemente inconciliabili. Milano, però, è la città che vive sempre con un piede nel futuro e in cui spesso i sogni diventano realtà. Da questo punto di vista, il Progetto 2000 group è un’azienda unica al mondo, che sta per compiere il quarantaduesimo anno di attività. Degli ottanta dipendenti, ben settantacinque sono donne e la grande maggioranza di loro sono mamme.
Poco prima della fine dell’anno, Roberta Zivolo, fondatrice di Progetto 2000 group, lo ha annunciato con orgoglio: nel 2022, altre due dipendenti andranno in maternità. Non è un risultato scontato nemmeno per un’azienda convintamente pro life e pro family come la sua. «Si inverte una tendenza e si torna a nascere», ha spiegato al Corriere della Sera la Zivolo, alludendo al fatto che il 2021, primo anno interamente pandemico, si era mestamente concluso senza alcun nuovo nato nella grande “famiglia allargata” di Progetto 2000 group.
L’azienda è nata nei primi anni ’80 e oggi è leader nel settore del Business Process Outsourcing, offrendo soluzioni e servizi per la fatturazione elettronica. All’obiettivo del profitto economico viene però anteposto il “profitto umano”. L’insight suggerito dall’immagine nella home page dell’azienda parla chiarissimo: cinque giovani dipendenti, tutte donne, di cui una, quella al centro, con un bambino in braccio. La dignità del lavoratore è il marchio vincente per Roberta Zivolo, un’imprenditrice che, ancor più dei fatturati, ha a cuore l’obiettivo che le sue ragazze possano tutte metter su famiglia.
«Quest’azienda l’ho immaginata io, è cresciuta nel rispetto delle persone, si entra e si esce con un sorriso», afferma senza mezzi termini la Zivolo. Lei stessa preferisce parlare di “collaboratori” piuttosto che di “dipendenti”. Nella sua azienda ferie e orari sono sacri e la competizione distruttiva è bandita. «Le donne hanno una vita complicata, bisogna avere rispetto per il loro tempo – prosegue la titolare –. A chi andava in vacanza dicevo: mi raccomando, tornate in tre». In trentasette anni (1983-2020), le dipendenti di Progetto 2000 group hanno dato alla luce 127 bambini. Fino al 1999, sottolinea la fondatrice, le nascite sono state mediamente sei all’anno. Nel primo decennio del secolo, la media è scesa a due all’anno (dal 1999 al 2012 di bambini ne sono nati “soltanto” 24). Poi, anche per questa azienda speciale sotto tutti i punti di vista, è arrivato l’inverno demografico, con soli due bambini nati dal 2012 al 2020.
Nulla però che potesse indurre alla rassegnazione una donna abituata a lottare e a costruire, come Roberta Zivolo. «Incoraggiare le nascite – spiega – è un modo per far sentire l’azienda come una grande famiglia e darsi degli obiettivi comuni. Non c’è cosa peggiore che sentirsi isolati o messi in disparte. Ho sempre pensato che responsabilità d’impresa è anche portare avanti chi è rimasto indietro». La Zivolo è una vera self made woman. Di umili origini, cresciuta nella periferia di Milano, è diventata “qualcuno” solo ed esclusivamente rimboccandosi le maniche – com’è nello stile dei suoi concittadini – e tirando fuori tutta la creatività possibile. Negli anni ’70, Roberta, la cui unica esperienza professionale, in quel momento, è quella di aiuto parrucchiera, studia alle scuole serali e inizia a pensare a un’azienda tutta sua in un settore a quei tempi emergente, quasi avveniristico: quello informatico.
In tempi in cui, le imprese di quel settore già mettevano alla porta le dipendenti che rimanevano incinte, la Zivolo ha iniziato a pensare in termini diametralmente opposti. In che modo? Superando l’approccio “ragionieristico” dei costi e dei benefici e aprendo le porte a un’economia di condivisione, in cui il gioco è sempre a somma positiva: «Uno più uno fa tre», ha sempre detto alle sue dipendenti. «Dal rispetto dei diritti nasce il rispetto dei doveri, la dedizione e la professionalità nel proprio lavoro — ha aggiunto l’imprenditrice —. Ognuna delle mie collaboratrici sa di essere parte di un orizzonte più ampio, quello del ben vivere che riesce a conciliare carriera e serenità affettiva. Dopo quarant’anni posso testimoniare che la mia azienda rosa gode di ottima salute, e questo è avvenuto grazie alle donne».
Tra gli ultimi progetti realizzati dalla vulcanica imprenditrice milanese: un eco-villaggio in Toscana, per dare una possibilità alle famiglie, e in particolare alle mamme, di dedicarsi all’agricoltura, con tecniche moderne e senza escludere il ricorso allo smart working. Un sogno molto “green” ma, soprattutto, molto “rosa”, volto ad assecondare pienamente quel “genio femminile” troppo spesso sottovalutato ma in grado di spalancare le porte a prospettive meravigliose.