«É una legge espansiva, che accompagna la ripresa». Queste le parole con cui il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha voluto presentare la manovra da 30 miliardi che andrà all’esame del Parlamento e con la quale, ha aggiunto il premier, «tagliamo le tasse, stimoliamo gli investimenti e miglioriamo la spesa sociale». Per raggiungere questi obiettivi, e in particolare per l’avvio della riforma fiscale, sono stati previsti ben otto miliardi del bilancio. Tutto ciò, beninteso, si può salutare solo positivamente. Viene tuttavia da chiedersi: e per famiglie, giovani e disabili? Quali le misure?
Sappiamo che, tra le novità di quest’anno, c’è la previsione di un fondo maggiorato per la parità salariale di genere peraltro generoso - a 2 a 52 milioni di euro - per ridurre il gap sul fronte della differenza salariale uomo-donna; parallelamente, si prevede un Piano strategico per combattere gli stereotipi di genere (tema da tenere sotto controllo, dato che si presta a interpretazioni ideologiche), e colmare i divari nel lavoro, nelle retribuzioni e nelle pensioni.
Inoltre, in via sperimentale per il 2022 viene riconosciuto l'esonero al 50% del versamento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri dipendenti del settore privato a decorrere dal rientro al lavoro dopo la maternità. Insomma, qualcosa a favore della maternità c’è, anche se vista la gravità della situazione demografica italiana era lecito, nella finanziaria, aspettarsi di più.
Anche per quanto riguarda la famiglia una previsione che potrà avere un qualche impatto non manca – vengono introdotti dieci giorni di congedo obbligatorio per i neopapà, con fondi aggiuntivi per scuole dell'infanzia e asili nido -, anche se non si può certo parlare, neppure qui, di rivoluzione. Ancor più contenuto, nella manovra, è il riferimento alle persone diversamente abili: se ne parla solo laddove si precisa che dal (lieve) taglio, dopo sei mesi, del reddito di cittadinanza sono esclusi i nuclei con bimbi sotto i tre anni o con al proprio interno disabili gravi o non autosufficienti.
La stessa voce della sanità, pur presente e condivisibile, non entusiasma. Per il 2022 sono infatti previsti circa 1,8 miliardi per l'acquisto di vaccini e medicinali anti-Covid, con il Fondo sanitario nazionale finanziato con 2 miliardi di euro aggiuntivi ogni anno fino al 2024. Ulteriori risorse sono destinate al fondo per i farmaci innovativi, per complessivi 600 milioni nel triennio. Gli enti del Servizio sanitario nazionale vengono poi autorizzati a stabilizzare il personale assunto a tempo determinato durante l'emergenza: tutto condivisibile anche su tale versante.
Tuttavia, era più che lecito aspettarsi – per esempio con riferimento alle cure palliative e all’assistenza ai malati – maggiore attenzione, in particolare alla luce del fatto che in Parlamento c’è un disegno di legge sul suicidio assistito ed è noto quanto una rafforzata assistenza alle persone in condizioni di salute precarie possa prevenire, se non azzerare, ogni desiderio di morte.
La sensazione è dunque che - forse anche per non sbilanciarsi troppo, data la compagine politica trasversale e multiforme che lo sostiene – con la sua prima Manovra il governo Draghi abbia pensato molto alla crescita economica del prossimo anno, «che sarà ben oltre il 6%», ma poco a quei temi fondamentali, denatalità in primis, dai quali dipende non solo la crescita economica ma la stessa sostenibilità della società italiana.
Beninteso: po’ in tutta Europa, eccettuata forse nella vituperata Ungheria di Viktor Orbán, l’inverno demografico non viene oggi affrontato con l’attenzione che meriterebbe. Ma dal governo di un Paese come l’Italia, soggetto non solo più ad invecchiamento ma ormai pure a spopolamento, ci si poteva aspettare assai di più, nella manovra di bilancio di quest’anno. E invece tocca ancora il solito auspicio: speriamo che la prossima volta le cose vadano meglio.