Coordinate da Ordo Iuris Institute for Legal Culture, Pro Vita & Famiglia con altre associazioni di diversi Paesi europei si oppone alla firma dell'accordo di cooperazione tra l'Unione europea e l'Organizzazione degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico ("OACPS") come viene attualmente proposto.
Ci sono diversi motivi per cui protestiamo contro questo accordo.
Il più importante è che esso subordina la cooperazione e l'assistenza dell'UE ai Paesi Africani all'adozione di "posizioni comuni" nelle assemblee delle Nazioni Unite, costringendo così i Paesi dell'OACPS a votare all'unisono con l'UE. Tali "posizioni comuni" in merito alle agende ideologiche delle autorità dell'UE (su famiglia, contraccezione, aborto e gender) spesso non condivise dalle popolazioni africane e centroamericane.
Il secondo è che l’accordo potrebbe costringere i firmatari dell'accordo ad applicare i concetti promossi dalle istituzioni dell'UE (ad es. identità di genere, aborto come diritto umano, ecc.) nei sistemi giuridici di tali Paesi, costituzioni incluse.
Il terzo è che tenta di introdurre nel contesto giuridico internazionale concetti che non sono definiti nel diritto internazionale e/o che non sono accettati da molti Stati all'interno della stessa UE (ad es. salute e diritti sessuali e riproduttivi, identità di genere, aborto come diritto umano).
Vorremmo sensibilizzare l'opinione pubblica su questa proposta di accordo in tutto il mondo, poiché la sua conclusione significherebbe la creazione di un blocco di voto nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che consentirebbe l'introduzione e la promozione di concetti ideologici radicali.
Vogliamo anche incoraggiare il governo polacco e i governi di altri Paesi europei che non sono d'accordo con l'agenda anti-famiglia e anti-vita dell’UE a respingere questo accordo, proteggendo così l'ordinamento giuridico internazionale e i veri diritti umani.
In una conferenza stampa internazionale, il 23 novemìbre, Ordo Juris ha presentato quindi la Dichiarazione congiunta delle organizzazioni non governative sull'accordo comunitario ideologico tra l'Unione Europea e gli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico che potete leggere in calce.
Per Pro Vita & Famiglia è intervenuto l'avvocato Alessandro Fiore.
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Dichiarazione congiunta delle organizzazioni non governative sull'accordo comunitario ideologico
tra l'Unione Europea e gli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico
In qualità di rappresentanti delle organizzazioni sottoscritte, esprimiamo la nostra ferma opposizione e profonda preoccupazione per il contenuto dell'accordo di partenariato negoziato tra l'Unione europea e l'Organizzazione degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico ("OACPS") che è in massima parte di natura radicalmente ideologica e dovrebbe suscitare obiezioni da parte dell'intera comunità internazionale.
Nella sua forma attuale, l'accordo impegna i firmatari, tra l'altro, a promuovere a tutti i livelli della politica nazionale e internazionale il concetto di genere, che non è definito in alcun atto vincolante di diritto internazionale.
Il preambolo del documento afferma che garantire la parità di genere è la chiave per raggiungere uno sviluppo inclusivo e sostenibile, e poi il testo ne parla come uno dei principali obiettivi del partenariato stesso tra l'Unione europea e l'OACPS. Il documento contiene anche l'affermazione che il principio della parità di genere dovrebbe essere inserito nella costituzione o in qualsiasi altro atto pertinente del diritto nazionale di tutti gli Stati firmatari.
Invece il concetto di “genere”in luogo di “sesso” non è comunemente accettato non solo negli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, ma anche nella stessa Europa. Infatti, fino ad oggi 13 Stati del Consiglio d'Europa, in cui vive complessivamente il 43% della sua popolazione, non hanno adottato la Convenzione di Istanbul, che è l'unico atto vincolante del diritto internazionale in cui questo termine compare.
Soprattutto, tuttavia, l'accordo di partenariato tra l'UE e l'OACPS è molto pericoloso perché la sua adozione avrà conseguenze di vasta portata non solo per i suoi firmatari, ma per l'intera comunità internazionale. Attualmente, il partenariato tra l'Unione europea e l'OACPS è disciplinato dall'accordo di Cotonou firmato il 23 giugno 2000 da 15 Stati membri dell'UE e da 77 paesi dell'OACPS. Il nuovo accordo, valido per altri 20 anni, comprenderà non solo l'Unione europea, ma anche 79 Stati membri dell'Organizzazione degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, per un totale di 106 Stati. L'accordo sarà valido per altri 20 anni. Dato che attualmente le Nazioni Unite comprendono 193 Stati, va notato che questa cifra è ben al di sopra della maggioranza semplice del 50% necessaria per la maggioranza delle risoluzioni che devono essere approvate dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Con l’accordo i Paesi aderenti si impegnano ad assumere posizioni comuni e a coordinare le loro attività sulla scena internazionale. Ciò può portare alla creazione di un blocco di voto uniforme, i cui membri saranno obbligati ogni volta ai sensi dell'accordo a sostenere le richieste sociali radicali e progressiste giustificate dal contenuto dell'accordo. La creazione di un tale blocco può, pertanto, consentire l'adozione di richieste pericolosamente ideologiche presso il forum delle Nazioni Unite.
L'adozione, la ratifica e l'applicazione delle disposizioni del nuovo accordo possono portare alla prevaricazione su un grande gruppo di nazioni, che attualmente ritengono che il diritto internazionale vincolante debba difendere la vita umana e i diritti umani fondamentali e opporsi alle ideologie estreme. Fino ad oggi, gli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico hanno bloccato l'ingresso di richieste radicalmente ideologiche nel diritto internazionale vincolante. Ciò si riferisce, ad esempio, al termine “diritti riproduttivi e sessuali” costantemente rifiutato dal gruppo africano delle Nazioni Unite, in base al quale sono stati compiuti diversi tentativi per carpire surrettiziamente l'impegno degli Stati a promuovere l'accesso illimitato all'aborto o alla sessualizzazione precoce dei minori.
Il suddetto accordo è quindi un tentativo di superare l'attuale opposizione dei popoli africani all’agenda anti vita e anti famiglia di diversi organismi sovranazionali ed è un attacco alla loro sovranità. L'adozione del documento nella sua forma attuale potrebbe presto portare a considerare l'aborto come un diritto umano, nonostante l’opinione contraria dei cittadini di una maggioranza degli Stati firmatari. E i Paesi che proteggono la vita umana potrebbero essere costretti a cambiare le loro leggi democraticamente stabilite. Ciò significherebbe un'inversione del sistema dei diritti umani contro l'essere umano.
Pertanto siamo fortemente contrari alla conclusione di tale accordo internazionale che ha lo scopo di soddisfare richieste ideologiche radicali e la loro esportazione verso Paesi non europei. Al contempo, invitiamo i rappresentanti di tutti gli Stati firmatari a rispettare la volontà dei loro cittadini e a respingere le richieste ideologiche attualmente contenute nel contenuto di questo documento fuorviante.