I pazienti psichiatrici "soffrono" per i lunghi tempi di attesa per l'eutanasia. E’ questa la sconcertante ragione che ha spinto i ‘Verdi’ olandesi a chiedere modifiche legislative per velocizzare l’eutanasia.
I pazienti psichiatrici soffrono inutilmente e si tolgono la vita (suicidio) a causa dei lunghi tempi di attesa per essere valutati per l'eutanasia. La clinica specializzata ‘Expertisecentrum Euthanasie’, precedentemente conosciuta come Levenseindekliniek, ha dichiarato che le persone con malattie psichiatriche devono aspettare in media due anni per far valutare la loro richiesta di morte. Il partito politico GroenLinks, di conseguenza, ha chiesto che il centro riceva un finanziamento di 750mila euro come aiuto per ridurre la sua lista d'attesa e così fornire l’eutanasia più velocemente.
“Non è giusto che se le persone soffrono in modo insopportabile e non hanno prospettive di miglioramento debbano aspettare due anni prima di poter procedere all'eutanasia", è stata la choccante dichiarazione della a deputata verde Corinne Ellemeet. Il portavoce Ronald Stael ha detto che la struttura che si occupa della eutanasia all'Aia ha ricevuto 3.300 richieste di eutanasia dall'inizio di quest'anno, contro le 2.900 del 2020. La clinica è stata istituita per soddisfare i pazienti i cui medici di famiglia si rifiutano di gestire la loro richiesta di morte.
“Non abbiamo abbastanza psichiatri per elaborare tutte queste richieste', ha dichiarato alla RTL NEUS, “il tempo di attesa per uno psichiatra al centro di competenza per considerare una richiesta di eutanasia è aumentato a due anni". Secondo la legge olandese l'eutanasia può essere concessa solo su richiesta del paziente e se un medico concorda che sta soffrendo in modo intollerabile senza alcuna prospettiva di sollievo.
Circa due terzi delle 7.000 persone che muoiono ogni anno per eutanasia sono malati di cancro e i medici non sono obbligati a considerare una richiesta di eutanasia. Expertisecentrum Euthanasie ha detto che circa un quarto delle sue richieste provengono da persone con malattie psichiatriche, ma in nove casi su 10 il paziente cambia idea e accetta un ulteriore trattamento o ritira del tutto la richiesta.