«Il fine vita non è materia su cui debba legiferare la Regione, ma lo Stato», ha dichiarato recentemente al Corriere della Sera Christian Garavaglia, capogruppo di Fratelli d’Italia al Pirellone, che tra l’altro è stato anche uno dei principali relatori dell’evento “Custodi del Domani” che si è tenuto presso il Consiglio Regionale della Lombardia lo scorso 21 febbraio, con la collaborazione di Pro Vita & Famiglia. E in effetti esiste «un parere di novembre dell’Avvocatura di Stato» che ribadisce proprio tale principio, secondo quanto sottolinea lo stesso economista e docente universitario.
La proposta di legge sul fine vita promossa dall’Associazione “Luca Coscioni” in Regione Lombardia è stata assegnata alle Commissioni Affari Istituzionali e Sanità ed è in attesa di essere discussa. Nel corso dell’intervista Garavaglia evidenzia anche l’uso strumentale della proposta di legge da parte di Cappato, nella misura in cui i radicali richiamano all’opinione pubblica «una sentenza della Corte Costituzionale sulla vicenda di Dj Fabo, secondo cui non è penalmente perseguibile chi accompagna in Svizzera una persona che chiede di morire. Peccato che Cappato e la Coscioni usino questa sentenza per spostare il dibattito e dire che il fine vita è legittimo. Non è così».
Infine, in relazione alle esternazioni pubbliche dell’assessore Giulio Gallera (Forza Italia) che ha al contrario espresso il proprio apprezzamento nei confronti di tale proposta di legge sul fine vita, Garavaglia coglie l’occasione per ribadire opportunamente l’esigenza, nonostante le «diverse sensibilità di carattere strettamente personale», di convergere verso una proposta univoca per la compagine di centrodestra, auspicando una legge in materia da parte del Parlamento e non semplicemente una delibera regionale che tuteli il diritto alla vita sino alla morte naturale.