«La pubblicità anti – aborto della Provita Onlus è agghiacciante» : così scrive Maria Giorgia Vitale nel suo blog. Così hanno scritto e detto quelli – a cominciare da “santa” Emma Bonino – che sono rimasti scandalizzati da quei manifesti che – ripetiamo – non sono stati affissi abusivamente da ProVita Onlus: i nostri manifesti, nonostante fossero molto meno forti di questi qui, giacciono in qualche ufficio del Comune di Roma in attesa dell’autorizzazione all’affissione...
«Raccapricciante», dice nell’articolo. E poi «Beceri, terrificanti. Spaventosi»
La signora Vitale, e tutte le persone che la pensano come lei, commettono un errore: non sono i manifesti ad essere dotati di tutti quegli attributi. E’ l’aborto, ciò che essi rappresentano, ad essere agghiacciante, raccapricciante, becero, terrificante, spaventoso.
E’ la deliberata uccisione di un bambino da parte della madre: una madre non libera di scegliere, ma costretta dalle circostanze. Una madre convinta, plagiata, dalla cultura della morte dilagante in questi ultimi 40 anni che l’aborto sia un diritto e che quel bambino non esiste, “è un grumo di cellule” (a cui batte il cuore già a sei – sette settimane dal concepimento)
Secondo tutti i detrattori dei suddetti manifesti, è molto meglio non dire la verità, unirsi alla massa di pecore non pensanti, non cercare di risvegliare le coscienze addormentate: poverine, le pecore, se cerchi di svegliarle restano scioccate.
Dice la blogger: «La legge 194, quella del 1978, ha reso legale l’interruzione volontaria della gravidanza. Una norma che tutela la maternità». Come tutela la maternità? Non si offre alcun sostegno per le donne incinte che hanno problemi seri: l’unica soluzione che si prospetta loro è l’aborto: si deresponsabilizza totalmente il padre e se ne lava le mani anche la società: perché la madre dopo che ha abortito si ritrova con gli stessi problemi di prima e in più con un figlio ucciso sulla coscienza, a fronteggiare i problemi suddetti e in più la sindrome post aborto o le conseguenza fisiche – anche gravi – che possono discendere dall’aborto “legale e sicuro” di cui nessuna viene informata.
Le donne che si sentono offese da quei manifesti dovrebbero fermarsi un momento a pensare con la loro testa: è l’aborto che offende le donne. E’ la legge 194 e la mentalità femminista che la sottende che offende nell’intimo della loro natura le donne.
... E alle bambine che dovessero fare delle domande su quella “pubblicità” noi risponderemmo:
“E’ un bambino piccino piccino nella pancia della mamma”
“E quella brutta forbice?”
“E’ di uno stupido cattivo che vuol fargli del male, ma stai tranquilla, noi gliela toglieremo di mano e la butteremo nel secchio dell’immondizia, per sempre“.
Le Donne della Redazione
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto