Ieri, mentre a Washington si svolgeva la “marcia delle donne” contro il neopresidente Trump, a Parigi si è tenuta la XII Marcia Internazionale per la Vita.
Nella capitale francese sono state migliaia le persone, soprattutto donne, che sono scese in strada per ribadire che la vita è un principio non negoziabile e che l’aborto è un omicidio, che uccide il bambino ma anche la mamma e i familiari.
Avevamo annunciato la Marcia per la Vita francese a metà dicembre, manifestando il nostro pieno sostegno agli organizzatori.
Alcuni si domandano se, nel 2017, abbia ancora senso scendere in piazza per difendere il valore della vita. La risposta non può che essere positiva: uscendo pubblicamente si costringono le persone favorevoli all’aborto o pro-choice a riflettere sulla propria posizione, a trovarvi una giustificazione che vada oltre il mero conformismo o l’ideologia.
Tutto questo ha ancora più valore nella Francia impregnata dal laicismo e dove, sul finire del 2017, è stata approvata una legge liberticida: sul web non sarà più possibile dire la verità sull’aborto. Infatti, cita la legge, verranno puniti – con due anni di carcere o con una multa che può arrivare fino a 30mila euro – e oscurati tutti quei siti che «deliberatamente ingannino, intimidiscano e/o esercitino pressioni psicologiche o morali per scoraggiare il ricorso all’aborto».
E allora ecco un altro motivo per scendere in piazza: non si possono mostrare le foto di un bambino abortito sul web? Non si può più spiegare alla gente che la vita inizia fin dal concepimento e che l’aborto è quindi un omicidio? Perfetto: un sito si può oscurare, una persona si può incarcerare e multare... ma contro migliaia di persone che marciano in strada l’ideologia può fare poco.
In Italia la settima edizione della Marcia per la Vita si terrà sabato 20 maggio 2017 a Roma.
Redazione