Opporsi al cosiddetto matrimonio gay può costare caro, anche per chi si trova ad amministrare una piccola cittadina da oltre trent’anni.
Lo sa bene Serafino Ferrino, il coraggioso sindaco di Favria (TO), che è finito su tutti i giornali per avere fatto sapere chiaramente che non ha alcuna intenzione di celebrare lo pseudo-matrimonio omosessuale, né di delegare qualcuno per farlo.
La sua scelta ha diviso l’opinione pubblica, suscitando grande scalpore. ProVita, che da tempo incoraggia e difende i sindaci obiettori sul tema della legge Cirinnà (come si può vedere anche qui e qui), ha contattato il sindaco per fare il punto della situazione.
– Sindaco, le polemiche sul suo rifiuto di celebrare unioni civili per persone dello stesso sesso non si placano. Che ne pensa?
Innanzitutto vorrei premettere che non ho alcuna preclusione verso le persone omosessuali. E le dirò di più. Nessuno è stato danneggiato dalla mia scelta. Infatti è previsto che sia un funzionario dello stato civile a poter tranquillamente celebrare le unioni civili. Questo lo prevedono i regolamenti, nel pieno rispetto della legge, senza che io sia costretto a delegare qualcuno.
– Perché ha deciso di opporsi al cosiddetto matrimonio gay?
Solo ed esclusivamente per obbedire alla mia coscienza di cattolico convinto e praticante. La famiglia è la base della società e faccio davvero fatica a pensare che un’unione gay possa definirsi famiglia.
– Quindi non c’è nessuna ragione più prettamente partitica.
Assolutamente no e sono del tutto estraneo alle strumentalizzazioni politiche che sono state fatte. Lo ripeto: ho agito solo per una ragione di coscienza. La stessa motivazione che mi ha spinto ad aderire alle Sentinelle in Piedi.
– La legge Cirinnà però non prevede alcun diritto all’obiezione di coscienza per le unioni civili...
Sì, purtroppo è così. Per questo ritengo sia utile battersi affinché si modifichi la legge Cirinnà, inserendovi il riconoscimento e la tutela del diritto all’obiezione di coscienza estesa non solo ai sindaci, ma anche a tutti i dipendenti dell’amministrazione comunale, perché nessuno deve essere costretto ad agire contro i dettami della propria coscienza. Questo diritto è già riconosciuto nel caso dell’aborto. Perché per il “matrimonio” gay no? Le unioni tra persone omosessuali cambiano la vita della società ed è doveroso potersi opporre.
– Ha ricevuto molti insulti e critiche, non è vero?
Guardi, sono stato oggetto di una tale quantità di attacchi ed offese, spesso di enorme volgarità, che ho capito che con certe persone purtroppo non vi è possibilità di dialogo. Parlano di tolleranza, ma poi non ne hanno affatto con chi la pensa diversamente da loro.
– Come hanno reagito i cittadini di Favria?
Dopo oltre trent’anni di amministrazione della mia città, i miei concittadini mi conoscono molto bene e mi stimano. Ho notato però una cosa: esiste una maggioranza silenziosa, fatta da uomini e donne grosso modo sopra i cinquant’anni, che in tema di “matrimonio” gay condivide le mie posizioni, anche se non scrive sui social e sui giornali. I più giovani, però, per la stragrande maggioranza sono a favore delle unioni omosessuali e questo a mio parere è dovuto alla loro formazione. Mi pare insomma che vi sia una sorta di scontro intergenerazionale.
Tuttavia, continuo ad essere fermamente convinto di aver fatto la scelta giusta.
Redazione