11/11/2012

“No” della Chiesa della Colombia ad un farmaco abortivo nel Piano di salute pubblica

“E’ nostro dovere affermare che l’introduzione del ‘Misopostrol’ nel Piano obbligatorio di salute è una misura medica giuridicamente illegale” ha detto mons. José Daniel Falla, segretario della Conferenza episcopale della Colombia, in una conferenza stampa convocata dopo la conferma dell’Istituto Nazionale di Vigilanza dei Medicinali e Alimenti del Ministero della Salute Pubblica della Colombia (Invima) circa l’utilizzo del farmaco nei casi in cui il feto risulti clinicamente morto. Il segretario della Conferenza episcopale della Colombia, ha anche ribadito che i vescovi rifiutano energicamente l’inclusione del farmaco – che potrebbe causare l’aborto – nel Piano obbligatorio di Salute presentato dal governo. Il presule ha spiegato che “questo medicinale comunemente usato per controllare le emorragie, ha l’autorizzazione dell’Invima solo per problemi gastrointestinali e per l’espulsione del feto morto nel ventre della madre”, ma per i suoi effetti secondari può essere usato anche per la pratica dell’aborto di essere umani vivi. Pertanto, ha affermato il segretario dell’episcopato, le autorità sanitarie non possono permettere l’inclusione dell’aborto chimico perché il registro del farmaco non è stato concesso per questi fini. A ottobre, la Commissione di Regolazione della Salute (Cres) ha permesso l’inclusione del farmaco abortivo, lasciando ai “criteri medici” l’uso ritenuto pertinente, anche se non esplicitamente segnalato nel registro sanitario. Dal 2006 la legge colombiana permette la pratica dell’aborto chimico o chirurgico in tre casi: la malformazione del feto, in gravidanze dopo uno stupro o quando è in pericolo la vita della madre. La Chiesa colombiana, in questi anni, ha sostenuto una forte battaglia contro i gruppi che sempre più insistentemente chiedono la legalizzazione dell’aborto.

Fonte: Radio Vaticana

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