È in distribuzione il numero di marzo della nostra rivista mensile Notizie ProVita.
In questo numero di Notizie ProVita abbiamo avuto il piacere di intervistare due personaggi eccellenti: il giornalista Marcello Foa e la scrittrice Susanna Tamaro. Non abbiamo dimenticato, poi, che a marzo si celebrano la festa della donna e la festa del papà.
Il tema centrale di questo mese però è purtroppo – l’eutanasia. Mentre andiamo in stampa, infatti, sono ancora in discussione alla Camera le Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari.
Offriamo perciò ai nostri Lettori informazioni che servono a riflettere e ad acquisire consapevolezza (abbiamo anche predisposto un breve “vocabolario della neolingua” per difenderci dal lavaggio del cervello...). Leggerete come, nei Paesi ove si è iniziato con la legalizzazione dell’eutanasia in casi estremi e forme particolarissime, nel giro di pochi mesi i paletti siano saltati e la morte sia dilagata. Come ProVita abbiamo lanciato una petizione e il 16 febbraio abbiamo tenuto una Conferenza Stampa alla Camera per sollevare il dibattito nell’opinione pubblica, dal momento che i media di regime tendono a non parlarne.
Nella proposta di legge in questione – se anche volessimo riscontrare qualcosa di buono, per esempio, circa il consenso informato o altro – l’ambiguità ci pare regni sovrana. Non bisogna fidarsi: il testo va respinto in toto, perché tende “normalizzare” la morte per fame e sete che ha subito Eluana Englaro.
Di argomenti contro l’eutanasia (attiva, passiva o suicidio assistito che dir si voglia) ce ne sono un’infinità. Se avete la possibilità di seguire il nostro portale www.notizieprovita.it ve ne sarete fatti un’idea.
Personalmente mi ha toccato particolarmente ciò che ha scritto una malata terminale canadese, July Morgan. Questa donna dice di sentirsi terribilmente offesa dalla legge sull’eutanasia: solo quelli che si sono lasciati morire vengono elevati ad esempi di somma dignità, come se i suoi quattro anni di lotta contro il cancro non fossero stati “dignitosi”. Invece lei ha avuto la prova che la dignità è così intrinseca all’essere umano da potersi esprimere anche in condizioni di estrema vulnerabilità e dolore. Anche nei momenti più bui.
L’eutanasia legale, dice Julie, la spaventa: la fa sentire in “dovere” di chiedere di morire. “Taglia le gambe” a chi invece ha bisogno di energia e incoraggiamento per lottare, per difendere la propria vita... perché ci sono dei momenti in cui una persona si può sentire “da buttar via”.
Ma la vita non è mai da buttare via. Mai.
Toni Brandi
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NO all’eutanasia! NO alle DAT!