L’11 marzo scorso, con il sostegno della European Center for Law and Justice (ECLJ), un medico spagnolo ha presentato alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) una mozione affinché sia sanzionata la violazione del suo diritto fondamentale all’obiezione di coscienza all’aborto.
La dottoressa ha rifiutato di partecipare non solo alla pratica dell’aborto, ma anche a un programma di screening prenatale attuato in Andalusia che prevedeva la diagnosi di malattie o malformazioni del nascituro come primo step necessario all’aborto eugenetico. Il fatto che l’aborto sia conseguenza immediata e diretta dello screening non è solo descritto dalla legge, ma anche suffragato nella pratica: il 90% dei feti malati viene eliminato prima di nascere.
Quindi il problema non è il solito diritto di fare obiezione di coscienza all’aborto: la CEDU non si è mai pronunciata sull’obiezione di coscienza alla diagnosi prenatale per scopi eugenetici.
L’ECLJ, che ha lavorato a lungo sulla questione e aveva preparato un rapporto per l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sul tema nel 2010, insieme con l’ANDOC (Associazione spagnola per la difesa della libertà di coscienza), ha presentato un rapporto sulle violazioni del diritto all’obiezione di coscienza per il personale medico in Spagna.
Redazione