Si rispetti davvero la famigerata legge 194: è essa stessa che garantisce il diritto all’obiezione di coscienza dei medici!
Quelli che si spacciano per paladini dell’inclusione e della non discriminazione, in questi frangenti, dove sono? E quelli che sono a favore della libertà di tutti di fare tutto (e di più): chi di loro parla a favore della libertà di coscienza dei medici?
Come hanno spiegto i ginecologi dell’AIGOC: «La legge 194/1978 non riconosce alle donne un “diritto” all’aborto volontario, ma consente loro di farlo gratuitamente e legalmente nelle strutture pubbliche a certe condizioni solo se è impossibile superare le condizioni e le difficoltà che spingono la donna a chiedere l’aborto ( leggi articoli 1, 2, 4 e 5 della legge 194).
E’ falso e strumentale affermare che ci sono due diritti che confliggono perché c’è solo il diritto costituzionale del medico di obiettare, riconosciuto anche esplicitamente dall’art. 9 della stessa legge 194/1978, che viene dispoticamente calpestato».
Non esiste affatto, inoltre, la necessità bandire concorsi riservati a chi non solleva obiezione di coscienza: concorsi illegali ed incostituzionali, dal momento che in caso di necessità – come ha affermato la stessa ministro Lorenzin – si può ovviare ad eventuali necessità con la mobilità del personale.
«L’alta percentuale di ginecologi che sollevano obiezione di coscienza – bisogna avere il coraggio di riconoscerlo! – è motivata proprio dal fatto che tutti i medici sanno bene che chi viene eliminato con l’aborto volontario è un bambino, che magari qualche ora o qualche istante prima hanno visto muoversi sullo schermo dell’ecografo.
Ci spiace doverlo constatare, ma il comportamento di questi amministratori e quello dei Parlamentari dello stesso partito in Parlamento sul ddl sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento dimostrano chiaramente la loro indole totalitaria, dittatoriale e la volontà di ridurre il medico a puro esecutore delle loro volontà sacrificando tutto il patrimonio di cultura scientifica, umana e solidaristica che da sempre contraddistinguono la nostra professione».
Redazione