La Corte appello di Trieste ha confermato ieri l’assoluzione – dopo cinque lunghi anni di processi – della farmacista di Monfalcone Elisa Mecozzi, che fece obiezione alla pillola del giorno dopo (che è potenzialmente abortiva).
La questione dell’obiezione di coscienza è molto dibattuta: una delle più comuni fake news in tema di aborto è infatti quella per cui l’elevato numero di medici obiettori non consentirebbe una copertura “consona” del “diritto” all’aborto. Non è così: i medici non obiettori sono più che sufficienti per coprire il carico di lavoro relativo alle richieste di Ivg. Invece, non è forse che i medici sanno che stanno uccidendo una persona, e quindi fanno obiezione di coscienza?
Lo stesso dicasi per i farmacisti: il diritto all’obiezione di coscienza non limita la possibilità di acquistare comunque la pillola del giorno dopo, o quella dei cinque giorni dopo (recentemente esclusa dai farmaci da tenere obbligatoriamente in farmacia).
Si potrebbe poi riflettere sul diritto, riconosciuto dal nostro ordinamento, di non compiere azioni contrarie alla propria coscienza e sulla coerenza di coloro che – chiamati ad aiutare il prossimo nella loro professione – difendono anche i piccoli senza voce. Ma veniamo al caso di Monfalcone.
Una vittoria sull’obiezione di coscienza... verso la #ripresavaloriale
Rilanciamo dal profilo Facebook del sen. Simone Pillon.
«Ieri in tarda serata, dopo lunga camera di consiglio, la Corte di appello di Trieste ha confermato l’assoluzione per la farmacista di Monfalcone che aveva dichiarato la propria obiezione di coscienza rifiutandosi di vendere la pillola del giorno dopo». Lo dichiarano il Sen. Avv. Simone Pillon e l’avv. Marzio Calacione, che hanno difeso la professionista in questo percorso giudiziario durato cinque anni.
«Il Tribunale di Gorizia – proseguono – aveva già assolto la farmacista, ma la Procura locale aveva appellato la sentenza, costringendo la difesa a un nuovo grado di giudizio. Ora finalmente la Corte di Appello del capoluogo giuliano ha confermato l’assoluzione, riconoscendo la particolare tenuità del fatto e l’infondatezza delle pretese accusatorie».
«Siamo ben felici che anche la Corte abbia voluto mandare esente da responsabilità penale la nostra assistita, che ha scelto coraggiosamente di seguire la voce della propria coscienza per difendere la vita umana fin dal concepimento», dichiarano gli avvocati Calacione e Pillon, «speriamo tuttavia che nessuno sia più costretto a subire un processo penale per aver semplicemente messo in pratica i principi etici dettati dalla propria coscienza».
«Il nostro ordinamento giuridico già prevede la libertà di coscienza, come dimostrato da questa assoluzione, ma forse uno specifico chiarimento normativo potrebbe evitare infondati ma faticosi ricorsi allo strumento penale», conclude l’avvocato Pillon che è anche capogruppo della Lega in commissione giustizia al Senato.
Simone Pillon