Il dibattito intorno all’obiezione di coscienza nel settore sanitario si è intensificato negli ultimi tempi.
Un certo numero di bioeticisti si è espresso a favore di rigide restrizioni del diritto dei medici ad opporsi alla partecipazione di procedure discutibili: non solo vieterebbero l’obiezione di coscienza all’aborto, ma anche e soprattutto all’eutanasia.
Dopo un workshop tenuto presso la Fondazione Brocher a Ginevra, più di una dozzina di professionisti della bioetica hanno firmato un documento in dieci punti intitolato Consenso sull’obiezione di coscienza nel settore sanitario. Il documento dice che «gli obblighi primari degli operatori sanitari sono nei confronti dei loro pazienti, non verso la propria coscienza personale». Di conseguenza, «gli operatori sanitari che sono esentati dall’eseguire determinate procedure mediche per motivi di coscienza dovrebbero essere tenuti a risarcire la società e il sistema sanitario per la loro incapacità di adempiere ai loro obblighi professionali».
Inoltre, «gli studenti di medicina non dovrebbero essere esentati dall’imparare a eseguire le procedure mediche di base che ritengono moralmente sbagliate».
Anche il workshop sulla obiezione di coscienza tenuto da un gruppo di ricerca australiano a Canberra ha raggiunto conclusioni analoghe. Julian Savulescu, di Oxford, è intervenuto dicendo che i medici non hanno il diritto di rifiutare l’eutanasia, l’aborto o la contraccezione: «La ragione e i valori devono essere circoscritti nel quadro di etica medica e la legge», ha detto Savulescu. «Al capezzale dei malati quello che dovete fare è il vostro lavoro».
Il bioeticista americano, Wesley Smith, ha espresso la sua indignazione rispetto a tali conclusioni sulla National Review: “Ai professionisti nel settore sanitario si prospetta così quello che io chiamo ‘il martirio medico;’ o rendersi complici di omicidio, o subire sanzioni disciplinari o addirittura l’esclusione dall’ordine professionale“.
Redazione
L’immagine in evidenza è una foto del memoriale posto a Tavistock Square, a Londra, dedicato a tutti gli obiettori di coscienza di ogni tempo e nazionalità. Vi si legge: «A tutti quelli che hanno sancito e stanno difendendo il diritto di rifiutarsi di uccidere. La loro lungimiranza e il loro coraggio ci danno speranza».
Fonte: BioEdge