Sono stati pubblicati i lavori del Seminario internazionale “Cure palliative e assistenza sociale vs. eutanasia” organizzato dal Political Network for Values in Spagna a fine gennaio.
Oltre 350 partecipanti in sede e circa 3000 persone l’hanno seguito in diversi paesi d’Europa e in America.
L’hashtag #PaliativosVsEutanasia è stato di tendenza in Spagna per otto ore.
I relatori provenienti da Belgio, Canada, Colombia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, hanno parlato della loro esperienza e delle conseguenze che inevitabilmente si presentano dopo la legalizzazione dell’eutanasia e / o assistenza al suicidio (e sarà il caso che cominciamo a chiamarla “omicidio del consenziente” in barba alla neolingua, ndR) e hanno evidenziato che le buone pratiche di cure palliative e sociali sono la migliore risposta per chiudere la porta all’eutanasia e all’omicidio del consenziente.
Quello che i pazienti implorano è l’eliminazione della sofferenza e del dolore, e non di essere eliminati essi stessi: questa è la testimonianza unanime di clinici con espereienza pluri decennale nel campo della palliazione: non un solo paziente, seguito e curato in modo adeguato, ha mai chiesto di essere ucciso.
L’eutanasia, l’uccisione di un’altra persona, non dovrebbe mai essere promossa o incoraggiata dai governi, secondo il dott. Theo Boer, noto bioeicista e medico olandese, ex membro del comitato di revisione dell’eutanasia che, visto il dilagare della morte, ha cambiato radicalmente posizione.
I documenti pubblicati dagli organizzatori del convegno si possono leggere integralmente qui.
Le conclusioni che se ne desumono possono sinteticamente riassumersi così:
1. Non esiste alcuna considerazione morale o medica che giustifichi l’eutanasia o il suicidio assistito (omicidio del consenziente): il vantaggio materiale dell’eliminazione di vecchi e malati è solo strettamente economico.
2. Vanno salvaguardati i medici e gli operatori sanitari che hanno diritto e dovere di curare e non possono in nessun caso essere obbligati a uccidere (o cambiare mestiere).
3. Le leggi che consentono l’eutanasia e / o l’omicidio del consenziente mettono in pericolo piuttosto che aiutare i pazienti: inevitabilmente si finisce per far fuori anche chi non vuole affatto morire: non esiste una “buona legge” sull’eutanasia: ma la legge del piano inclinato vale sempre: la morte dilaga. Persino il Comitato per i diritti umani dell’ONU (non certo un organismo prolife), ha rilasciato un avvertimento al Paese, già nel 2009: “Il Comitato rimane preoccupato per l’eutanasia e per i suicidi assistiti nello Stato. (...) Il Comitato ribadisce le sue precedenti raccomandazioni al riguardo ed esorta a rivedere questa legislazione alla luce del riconoscimento del diritto alla vita da parte del Patto”.
Redazione
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