13/10/2021 di Stefano Martinolli

OMS: «Non c'è salute senza salute mentale». Italia: si discute una legge per far suicidare i malati psichiatrici

E’ appena stato pubblicato l’Atlante 2020, da parte del OMS, in occasione della Giornata Mondiale della Salute mentale (10 ottobre 2021). Si tratta di un rapporto, redatto ogni 3 anni, che raccoglie i dati dei paesi di tutto il mondo sulle politiche di salute mentale, legislazione, finanziamenti, risorse umane, disponibilità e utilizzo di servizi e sistemi di raccolta dati. Il documento evidenzia un quadro desolante e fallimentare, a livello mondiale, nella fornitura di servizi di salute mentale ai pazienti che ne avrebbero diritto. Il direttore generale del WHO, Tedros Adhanom Ghebreyesus,  ha espresso grande preoccupazione per questi riscontri lamentando il fatto che «le buone intenzioni non vengano soddisfatte con gli investimenti» e che vanno raddoppiati tutti gli sforzi per migliorare i servizi dedicati perché «non c’è salute, senza salute mentale». 
 
Dai dati del rapporto emerge che nessuno degli obiettivi è stato raggiunto: solo 50% dei Paesi membri dell’OMS riferisce di aver raggiunto una politica o una piano di salute mentale in linea con le proposizioni in difesa dei diritti umani, solo 35 Paesi hanno affermato di avere prodotta una strategia di prevenzione dei suicidi, con l’obiettivo di una riduzione del 10%, i budget sanitari spesi per la salute mentale sono ancora insufficienti (circa 2%), la percentuale di risorse umane e finanziarie dedicate è ancora troppo bassa (39% e 34% rispettivamente, solo il 25% dei Paesi è stato capace di realizzare un adeguato percorso di trasferimento delle cure dagli ospedali alle comunità, nei paesi a medio reddito sono ancora troppo elevati (70%) i contributi per la salute mentale destinati solo agli ospedali psichiatrici. 
In Italia si sta discutendo sull’approvazione di leggi sull’eutanasia e sul suicidio assistito che possono includere non solo pazienti psichiatrichi.
 
Alla luce di questi dati, perché invece di preoccuparsi di uccidere i pazienti, non si creano politiche vere di cura della salute mentale con ampliamento dei finanziamenti e delle strutture dedicate, tenuto conto della limitatezza delle risorse attuali? Perché non ci si impegna alla promozione di una nuova politica sanitaria realmente interessata agli aspetti terapeutici, inclusiva di tutte le forme di sofferenza umana, fisica e psicologica? 
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