COMUNICATO STAMPA
dell’Associazione Ora et Labora in Difesa della Vita
sulla mozione pro vita dei consiglieri Locci e Trifoglio
L’associazione Ora et Labora in Difesa della Vita, da sempre impegnata in attività di testimonianza e sensibilizzazione a tutela della vita dal concepimento alla sua fine naturale, esprime piena solidarietà ai consiglieri Locci e Trifoglio e sostegno alla mozione per la vita che intendono presentare in consiglio.
Ritiene infatti che tali iniziative costituiscano il “minimo sindacale” che si dovrebbe attuare in difesa dei nascituri, stante le leggi vigenti.
«Chi salva una vita umana salva il mondo intero» afferma il Talmud. È quindi primario dovere morale di ogni amministrazione approvare mozioni simili. Non è chiaro perché le amministrazioni dovrebbero mobilitarsi a difesa del lavoro, contro i licenziamenti, contro l’inquinamento, contro il maltrattamento degli animali… per poi restare in silenzio di fronte alle centinaia di vite umane soppresse ogni giorno nei nostri ospedali.
Vergognose e arroganti sono invece le reazioni dei “soliti noti”, che vorrebbero impedire, anche con la violenza e l’intimidazione, che si realizzino simili provvedimenti, mentre assolutizzano un presunto “diritto all’aborto”, che non è neppure contemplato nella legge 194.
La nostra associazione fa notare inoltre che:
- L’ aborto volontario è la volontaria soppressione di un essere umano, cioè un atto che non trova giustificazione sul piano etico.
- Il concepito non è un’appendice del corpo della donna, ma un essere umano distinto, dotato di un patrimonio genetico unico e diverso da quello della madre, con cui è in grado di instaurare un complesso rapporto di interazione e non di mera dipendenza. Non ha quindi alcuna valenza scientifica l’arrogante affermazione: “l’utero è mio e lo gestisco io”.
- La legge 194 non è un dogma immutabile. Ogni legge deve poter essere messa in discussione in un sistema democratico, tanto più quando ha comportato la soppressione, “legale” e finanziata dallo Stato, di oltre 6 milioni di esseri umani.
- La stessa legge 194 considera l’aborto una scelta estrema a cui si giunge soltanto dopo aver valutato con la donna «le possibili soluzioni dei problemi proposti» per «aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione della gravidanza» (art. 5 L. 194/78).
- Come recita lo stesso articolo della legge, è compito delle pubbliche amministrazioni «aiutare la donna a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione della gravidanza, metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza, sia dopo il parto».
- L’aborto non si combatte con la distribuzione di anticoncezionali, ma con la diffusione della cultura della vita contro quella dello scarto.
- L’educazione alla affettività, tanto invocata dalle femministe, dovrebbe prevedere proprio iniziative come quelle proposte ad Alessandria, che segnano il riconoscimento inalienabile del diritto alla vita, il dovere di tutelarla e il rifiuto della cultura dello scarto.
- È inoltre veramente paradossale che a ergersi in difesa della legge siano associazioni che spesso operano nell’illegalità e non si fanno scrupoli nel ricorrere addirittura a occupazioni abusive. Associazioni che sono rimaste rigorosamente impassibili e conniventi di fronte alle vere illegalità contenute nella mozione della Regione Piemonte del luglio scorso, dove si invitano addirittura le strutture ospedaliere ad assumere personale dichiaratamente abortista, contrariamente a quanto dice la stessa 194 e tutte le convezioni internazionali sui diritti umani.
Per le ragioni sopra esposte, la nostra associazione chiederà di partecipare alle discussioni in commissione il 12 dicembre, mediante un suo rappresentante locale.
Associazione Ora et Labora in Difesa della Vita