16/08/2020

Ospedali blindati: ripercussioni da codice rosso

“Ripartiamo in sicurezza”: è lo slogan della ripresa che, declamato con enfasi e determinazione, circola, ormai da mesi, in ogni dove.
Come ben si sa, però, tra il dire ed il fare intercorre, sovente, una differenza abissale e l’abisso si fa più cupo etetro proprio lì, nel luogo di cura, dove la rinascita dovrebbe esigere considerazione primaria.
Molti, infatti, in tutta Italia, gli Ospedali ancora off-limits per parenti e visitatori. La linea intransigente seguita da diverse Strutture, pur in presenza di un basso indice territoriale di contagiosità da Sars-Cov-2, sta determinando pesanti ed allarmanti ripercussioni su pazienti e familiari; suscitando importanti e profondi interrogativi etici.
Le modalità di salvaguardia dei degenti da un possibile contagio da coronavirus non possono esulare da un’attenta analisi dei vari interessi in gioco -primo fra tutti, quello alla cura globale della persona- e non possono prescindere da un’accurata analisi delle singole situazioni cliniche.
 
Il totale ed assoluto isolamento del paziente (perfino sistemi di comunicazione a distanza non compaiono tra i servizi di tutte le Unità Operative blindate) segna, di fatto, l’exitus della medicina umanizzante che, alla stregua del malato morente, si spegne in uno scenario terribilmente silente. È la sepoltura di quella cura erogata in funzione del malato, non della malattia; in cui il setting assistenziale è imprescindibilmente modulato in vista del raggiungimento del benessere effettivo e totale del paziente e, dunque, strutturato nell’ottica di un’attenzione alla molteplicità dei  suoi bisogni (psicologici, sociali, spirituali).
La perdita è enorme ed a pagarne le conseguenze più pesanti non può che essere il malato più fragile e dipendente; quel malato assolutamente bisognoso di una presenza familiare. È infatti lui a subire appieno e con minuziosità, per quella sensibilità amplificata dalla fragilità, tutta la crudeltà del distacco in un incubo che diviene, inesorabilmente, realtà: le sirene spiegate tuonano l’inizio della fine; gli ultimi offuscati sguardi dalla barella si perdono sommessi in un bagno di lacrime; le parole di saluto, sempre più fioche, hanno il sentore dell’addio. Il resto del percorso? Tutto strazio e dolore.
La gravità è palesemente da codice rosso e richiede, senza mezzi termini, un intervento in emergenza!
 
 Anna Porrelli
 
 
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