17/11/2012

Paola Bonzi: Così il Fondo Nasko non è sufficiente. Formigoni faccia il miracolo

Si chiama Centro di aiuto alla vita ed è sorto ventotto anni fa nell’ospedale pubblico milanese Mangiagalli, che è l’incarnazione stessa della 194. La legge italiana sull’interruzione della gravidanza che proprio in Mangiagalli conobbe la sua pionieristca applicazione. Qui, nel 1984, non un plotone di reazionari con l’anello al naso, ma una donna, una donna soltanto, decise di trascorrere le sue giornate – la sua vita – per fare compagnia ad altre donne intenzionate ad abortire. Sostenendole in un’amicizia semplice e aiutandole anche in situazioni economicamente molto complicate (che poi sono le situazioni che maggiormente conducono all’aborto). Così, migliaia di bambini che non dovevano venire al mondo sono nati. Migliaia di donne che si sarebbero impedite la maternità, sono diventate madri. Grazie a una donna, una piccola donna, e pure non vedente, di nome Paola Bonzi. Adesso sono arrivati anche in Lombardia i tagli del Governo, la spending review, il Decreto legge sulla stabilità. «Nonostante questa situazione – ha detto Formigoni – la Lombardia riuscirà a garantire nel 2013 lo stesso livello dei servizi del 2012 e lo stesso stanziamento». Non è proprio così. Almeno per il Fondo Nasko. Iniziativa avviata nell’ottobre 2010 e destinata alle donne che rinunciano a una interruzione di gravidanza causata da problemi economici. Grazie a Nasko nell’ultimo biennio in Lombardia sono state aiutate 3.386 mamme e sono stati sottratti all’aborto 1.630 bambini.

La Giunta uscente ha deciso di rifinanziare il Fondo per 6 milioni. Di fatto il sostegno economico alla donna in difficoltà che rinuncia ad abortire è più che dimezzato. Passa da 250 euro a 100 euro mensili per 18 mesi. Perciò, davanti alle ragioni stringenti dell’amara “denuncia” di Paola Bonzi, vogliamo sperare che Formigoni riesca nel “miracolo” di reperire altre risorse per mantenere integra la dotazione Nasko.
Luigi Amicone

Caro Luigi,
da poco sono arrivata a casa dopo averti sentito durante il tragitto in macchina al cellulare, e vorrei risottolineare con te alcuni punti della mia “denuncia”.

1- Il Presidente Formigoni ha parlato dell’istituzione del Fondo Nasko sabato 20 marzo 2010 a Roma. Ha dichiarato: «Nessuna donna in Lombardia dovrà più abortire per motivi economici».
Ho fatto salti di gioia; finalmente il problema non era più solo nostro ma l’ente pubblico, vicariato da noi e dagli altri Centri di aiuto alla vita da circa 30 anni, si faceva finalmente carico di espletare la parte positiva (art. 5) della legge 194/78. Le erogazioni previste (250 euro per 18 mesi) per le solite lungaggini burocratiche non sono iniziate il giorno dopo, ma abbiamo dovuto aspettare che si arrivasse all’ottobre 2010. Nei mesi di aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, le donne hanno continuato ad abortire senza trovare possibilità di scelta e i bambini a perdere la vita.

2 – Nell’ottobre 2010 sono potute quindi iniziare le pratiche per l’inserimento dei dati anagrafici e sociali nella piattaforma informatica, pratiche che hanno permesso alle donne di poter essere sostenute nella loro decisione sulla prosecuzione della gravidanza dal Fondo Nasko proposto come sperimentazione.

3 – La verifica che queste donne avessero le caratteristiche necessarie e richieste dalla Regione per poter accedere all’erogazione del fondo stesso (primo colloquio informativo e dissuasivo con l’accertamento delle corrette condizioni quali gravidanza entro i 90 giorni, stato di povertà, residenza in Lombardia, volontà di interrompere la gravidanza stessa) è stata affidata alla professionalità degli operatori dei consultori familiari pubblici o privati accreditati, che avrebbero dovuto lavorare in rete con i centri di aiuto alla vita esistenti sul territorio, per i quali è stato prodotto un albo. Tutto questo eseguito in sostituzione degli uffici pubblici, tanto che abbiamo dovuto assumere una persona che fosse addetta all’inserimento dei dati (per ogni donna infatti dovevamo compilare 10 fogli soggetti al controllo, a volte cattivo, della Asl).

4 – Partito il progetto i nostri operatori hanno dovuto seguire mensilmente ciascuna delle donne a cui il Nasko era stato assegnato, e anche qui abbiamo dovuto mettere in campo risorse che non avevamo, spendendo soldi per gli operatori e anche per i beni di carattere assistenziale come le cose del bambino, compresi i pannolini fino all’anno, che nessuno ci ha mai regalato, e gli aiuti consultoriali inerenti alla gravidanza (le visite ginecologiche, il corso di preparazione alla nascita, il massaggio del neonato, i gruppi bebè per la buona crescita), proprio perché non si voleva soltanto erogare cose materiali ma anche e soprattutto porci l’obiettivo che i bambini potessero nascere da genitori accompagnati in questo fondamentale ruolo.

5 – Tutto ciò ha incrementato il nostro lavoro dall’ottobre 2010 all’ottobre 2012 di 1.106 situazioni seguite con professionalità e desiderio di condivisione e di accompagnamento.

6 – Nello scorso ottobre 2012 mi sono recata personalmente in Regione e ho parlato con l’assessore Giulio Boscagli, il suo assistente Simone Maggi, la dottoressa Rosella Petrali per far presente che eravamo felicissimi dell’esistenza del Fondo Nasko, ma che questo ci aveva portato uno squilibrio di bilancio per il quale chiedevamo di essere aiutati.

7 – Come risposta alla nostra richiesta di aiuto per poter continuare insieme questa importantissima opera sociale ci siamo sentiti dire che la sperimentazione di Fondo Nasko era finita, e che si trattava di delineare nuove caratteristiche per far diventare il provvedimento definitivo.

8 – Fondo Nasko è stato dunque sospeso da un giorno all’altro, e per ottobre e novembre ci è stato ingiunto di non erogare più nessun tipo di sussidio, e di mettere eventualmente i nomi e i dati delle donne che lo avessero richiesto in un documento provvisorio denominato “Bozze”. Dopo quasi due mesi stiamo esaurendo in questi giorni la lista Bozze; nel frattempo il provvedimento riguardante il Fondo Nasko è stato esaminato dalla nuova Giunta, che ha così deciso: a) pur avendo intercettato con Fondo Nasko un reale bisogno dei cittadini lombardi, per il 2012 non possiamo più erogare i sussidi; b) per il 2013 la quota di aiuto regionale è passata da 250 euro mensili a 100 euro per il restante tempo della gravidanza e di 200 euro una volta nato il bambino, fino al compimento del suo primo anno di vita. Tutto ciò sempre chiedendo agli operatori del Centro di Aiuto alla Vita di controllare gli scontrini, verificare le condizioni sociali, portare avanti il percorso psicopedagogico… di nuovo un lavoro di vicariato che non ci compete ma che riguarda l’ente erogatore.

9 – Non più tardi dell’altro ieri pomeriggio, 13 novembre, ho incontrato una coppia prenotata per abortire il proprio figlio questa mattina 14 novembre; la coppia si era recata presso il consultorio pubblico, che è riuscito soltanto a rilasciare un certificato di interruzione volontaria della gravidanza. Essendo a conoscenza della passata esistenza di Fondo Nasko, questi signori hanno telefonato agli uffici della Regione, dove si sono sentiti dire di telefonare al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli, dove per fortuna si risponde al telefono anche nella pausa pranzo, e di chiedere di me che sarebbero stati aiutati.

10 – Ho fatto il colloquio, che mi aspettavo non solo difficile ma impervio, ed invece mi sono trovata a offrire un sussidio pari a quello del passato Fondo Nasko (250 euro per 18 mesi), che non avrebbe pagato la Regione ma il nostro Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli che ha già uno sbilancio di circa 250.000 euro come previsione di spese per il 2013.

11 – Alla mia domanda “Cosa ve ne sembra?” il padre di questo bambino che per fortuna nascerà ha risposto: «Dopo tante porte sbattute in faccia, dopo tanti no ricevuti sentire che qualcuno mi offre questo aiuto mi rende felice, perché il mio bambino nascerà e mia moglie domani mattina non sarà sul tavolo operatorio».

Tutto questo mi ha reso felice, ma anche molto preoccupata, vista la facilità con cui la promessa di un aiuto concreto e di un accompagnamento professionale e affettuoso permetta di compiere un’inversione a U nella decisione di far nascere o di far morire questi piccoli bimbi.
Lascio a te qualunque conclusione, ripetendoti che non sei affatto obbligato a pubblicare ciò che non condividi e che non ritieni opportuno, con la preghiera di non mediare quanto io ho dichiarato a Chiara.
Meglio non scrivere niente piuttosto che edulcorare le mie parole dettate solo da una grande infelicità.

Con l’amicizia di sempre
Paola Bonzi

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