James P. e Mama Park sono i titoli di due canzoni che il rapper Lucio Perrone, in arte Giostra, ha dedicato al dramma della malattia di Parkinson. L’artista, originario di Luino, ha voluto sensibilizzare il pubblico su un problema che lui stesso vive in famiglia: sua madre, Lucia Antonaci, è affetta da Parkinson da circa otto anni. A Pro Vita & Famiglia, Perrone ha raccontato la sua storia, dimostrando che anche dalla musica rap possono scaturire messaggi edificanti, empatici e a sostegno di chi soffre.
Lucio Perrone, di che malattia soffre sua madre?
«Mia madre, che sta per compiere 59 anni, ha iniziato percepire i sintomi della sua malattia intorno ai 51. All’inizio era soltanto un tremore alla mandibola e al labbro inferiore. Dopodiché questo tremore ha iniziato a spostarsi alla mano. Inizialmente il medico di base aveva attribuito le possibili cause alla tiroide, prescrivendole degli esami. Quando poi, abbiamo visto che con la mano c’erano problemi, siamo andati da un neurologo, che ha consigliato a mia madre una scintigrafia al cervello, un esame abbastanza lungo, di circa tre quarti d’ora. Chiedemmo di fissare la visita d’urgenza perché ce la davano ad agosto e allora si era a febbraio. A quel punto lui ci suggerì di farla visitare privatamente d’urgenza, “perché, lei, signora, ha il Parkinson”. Ricordo lo disse così, senza mezzi termini. Fu piuttosto traumatico, tanto che mamma si mise a piangere. Poi, comunque, ha iniziato a curarsi».
E alla canzone come ci si è arrivati?
«Inizialmente, essendo io figlio unico e, venendo da un periodo non proprio rose e fiori tra mamma e papà, con problemi economici e quant’altro, iniziai a sentire il peso della responsabilità. Ero tra l’impaurito e l’incredulo. Allora ho voluto scrivere questa canzone che è praticamente uno storytelling. Nel video c’è mia madre che parla della vita di due persone che incontrano un certo “James”, inizialmente senza svelare chi è. Soltanto nel finale, si spiega che “James” è la malattia [James Parkison (1755-1824) è infatti lo scopritore dell’omonima malattia, ndr]. È una canzone che ha avuto un discreto successo, chiaramente nei limiti delle mie possibilità, perché non sono assolutamente nessuno… È una canzone molto malinconica, l’ho scritta io, producendola insieme a un amico. Di recente, comunque, ho fatto uscire un nuovo brano rap, un po’ più divertente, dove a cantare è proprio a mia madre. La parte strumentale l’abbiamo ripresa da un brano già famoso specificando, logicamente, che non è assolutamente a scopo di lucro e che i diritti rimangono a chi ha prodotto la base musicale, tanto è vero che non l’abbiamo messa su Spotify ma semplicemente con un video su YouTube. Poi, lavorando anche per un giornale, ho proposto un articolo sulla mia canzone e questo ha un po’ contribuito a farla conoscere».
Avete voluto, quindi, trasmettere un messaggio di speranza intorno a questa malattia?
«Ho scritto questa canzone per raccontare alle persone cos’è il Parkinson e mette in luce la sofferenza che provoca. La canzone con mamma, invece, è più “goliardica” e divertente ed è rivolta a un pubblico più giovane. Il messaggio che ho voluto dare, fondamentalmente, è questo: nonostante le difficoltà che può vivere una persona con una malattia invalidante come mia quella di mia madre, rimangono persone normali, che hanno sentimenti e sogni, la cui vita può essere anche felice».