Oggi, domenica 21 marzo, è la Giornata Mondiale per la Sindrome di Down: una occasione fondamentale per ribadire la necessità di difendere i diritti delle persone con Trisomia 21, in un mondo ormai sempre più chiuso all’accoglienza e al rispetto dei più deboli.
Sappiamo bene come ci siano Paesi dove quasi tutti i bambini con la sindrome di Down vengono abortiti. E in Italia la situazione inizia a preoccupare: come ricordava l’anno scorso Jacopo Coghe, «all’incirca 6 su 10 bambini vengono uccisi prima di nascere se viene diagnosticata in utero la sindrome di Down».
Questo dato deve farci riflettere su quanto sia indispensabile che le istituzioni si impegnino a dare sostegno a tutti i genitori di questi bambini, affinché non si scoraggino e non si sentano soli, affinché siano aiutati a scegliere la Vita e non vedano l’aborto come unica opzione.
Questa è la giornata privilegiata per dire “Grazie” a tutti coloro che hanno accolto bambini con Sindrome di Down e che giorno dopo giorno, tra gioie e sacrifici, si prendono cura di loro. È la giornata giusta per gridare che “a man is a man”, come diceva il genetista Jérôme Lejeune, colui che scoprì le cause della Trisomia 21 e le cui virtù eroiche sono state riconosciute lo scorso gennaio dalla Chiesa Cattolica, che lo ha onorato del titolo di “Venerabile”.
“Un essere umano è un essere umano” e, come tale, merita rispetto e accoglienza, chiunque esso sia. Oggi, dunque, nel celebrare questa Giornata, facciamo nostre le parole dello stesso Lejeune, che affermava: «Voi che siete per la famiglia ci si prenderà beffe di voi, si dirà che siete ‘fuori di moda’ che impedite il progresso della scienza, si leverà contro di voi la bandiera della tirannia tecnico-scientifica, si dirà che cercate di imbavagliare la scienza in forza di una morale sorpassata, ebbene, ciò che voglio dirvi è: ‘Non abbiate paura!‘, siete voi che trasmettete le parole della vita».