«La scelta dell’Agenzia Italiana del Farmaco di rendere gratuita la pillola anticoncezionale non ha nessuna ragione medico-scientifica ma è una decisione puramente ideologica, assunta da un organo privo di qualsiasi rappresentanza democratica, tanto che la dirigenza dell’AIFA ha dichiarato esplicitamente di aver compiuto questo passo a pochi mesi dal rinnovo dei propri vertici, confermando lo stretto legame tra la natura della decisione e l’orientamento attuale dell’ente. » Lo afferma Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia. «Va precisato che la pillola non diventa “gratuita”, ma sarà pagata con le tasse di tutti i cittadini, nonostante le implicazioni etiche fortemente divisive, e soprattutto considerando la fatica che fanno le famiglie per pagare farmaci, invece, essenziali. Salvo specifiche situazioni per la cura di patologie diagnosticate, infatti, la pillola anticoncezionale non costituisce una terapia per curare la salute della donna ma per impedirne il suo funzionamento naturale, tra l'altro con rischi certificati. Non si capisce perché i contribuenti debbano essere costretti a pagare la scelta di qualcuno di non avere figli. Alla domanda dei giovani italiani - ben il 42% secondo un sondaggio Quorum/YouTrend per Sky TG24 - che desiderano mettere al mondo figli ma non lo fanno per paura del futuro, non è possibile rispondere spendendo 140 milioni di euro dei cittadini per incentivare la denatalità, per di più in un contesto di grave inverno demografico. Auspichiamo pertanto - conclude Ruiu - che il Governo impegni ingenti risorse a favore della Natalità e proceda speditamente a una profonda riforma dell’AIFA, impedendo all’ente di fare scelte politiche e ideologiche e che ripristini il maggior grado di prudenza medica e scientifica sull’uso di farmaci a partire dalle pillole anticoncezionali, fino alle pillole abortive, la RU486, o potenzialmente tali, come quella dei 5 giorni dopo EllaOne».
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