Sulla gratuità della pillola contraccettiva – così come deciso dall’Agenzia Italiana del Farmaco – parla il dottor Filippo Boscia, presidente nazionale Medici Cattolici Italiani. Senza mezzi termini commenta l’ennesimo provvedimento contro la cultura della vita: «Io credo – esordisce Boscia - che questa sia una barbarie ideologica che continua a fare i suoi danni in un momento particolare nel quale abbiamo potuto riscontrare i gravi effetti di questi provvedimenti sulla salute della donna. Si parla di tutelare la salute della donna – continua - ma ancora una volta, con pervicacia e con scarso rispetto delle donne stesse, si continuano a dare dei messaggi non correttamente informati. Le decisioni da parte delle persone devono essere prese a partire da messaggi di corretta ricerca scientifica. Viceversa si oscurano sempre i gravi danni che certe pratiche, come la pillola in questo caso, comportano per portare avanti uno schema ideologico che vuole separare la sessualità dalla riproduzione».
Sugli effetti avversi nessun dubbio da parte del medico: «Molti senologi – spiega - riscontrano una maggiore incidenza di carcinomi alla mammella. Nessuno può garantire che non dipenda da questo. Occorre fare attenzione alla componente ormonale ripetutamente utilizzata: da ginecologo dico che c’è una modificazione dell’assetto naturale della biologia della riproduzione della donna. La farmacologia è del tutto innaturale. Nelle giovanissime rappresenta un danno e anche oltre gli “anta” lo può rappresentare. L’assetto della donna – continua - è psicologico-neurologico-endocrino: ogni forzatura a questo sistema circolare interconnesso crea un problema. Nessuno ha calcolato la conseguenza sulla riserva ovarica e nessuno ha calcolato gli effetti sulla deresponsabilizzazione sociale».
«Noi – aggiunge con una metafora - abbiamo bisogno di un ordine nella nostra vita, condizionato da un ordine morale e dall’ecosistema generale. E’ come se nell’ecosistema noi andassimo a bloccare una primavera: pensiamoci. Si crea uno sconvolgimento! Nella “primavera della pubertà”, agendo così, andiamo a creare un inverno: nell’immediato ci consente un edonismo giulivo ma negli anni questi sconvolgimenti possono portare a danni importanti».
Boscia insiste poi su un punto fondamentale che riguarda la trasmissione sistematica di un’errata visione della vita a tutti i livelli della società. Una concezione che muove da una visione filosofica e antropologica dell’uomo odierno quanto più distante dai più nobili valori e da una reale profondità di coscienza. «In un momento – sottolinea - in cui viviamo il dramma della denatalità, continuare a portare avanti l’aspetto edonistico della sessualità senza prospettiva civile e sociale è un delitto sulla pelle della donna. C’è un edonismo giulivo imperante, una deresponsabilizzazione del vivere sociale, una serie di interessi da parte delle case farmaceutiche e un condizionamento degli organi di governo che vanno a togliere risorse a realtà che necessiterebbero di maggiore attenzione. Allo stesso tempo, quindi, si deresponsabilizzano i giovani e li si spinge verso l’ipersessualizzazione».
«Il danno maggiore – spiega infine - è nella banalizzazione della sessualità. Il sesso non può essere banalizzato così e contemporaneamente non può essere nemmeno davvero riscoperto dai giovani: e la causa sono proprio questi provvedimenti».