Centinaia di migliaia di aborti pagati dai contribuenti americani. Anche quest’anno dal report annuale di Planned Parenthood emergono dati che fanno discutere.
Sono 323.999 infatti, gli aborti effettuati nelle cliniche dell’organizzazione che sono costati ai contribuenti americani, nell’anno fiscale 2014-2015, ben 553,7 milioni di dollari.
Inoltre, le spese dei contribuenti a favore dell’organizzazione sono aumentati a fronte di una diminuzione dell’11% dei servizi rispetto all’anno precedente. Nel 2014 infatti, sono stati effettuati secondo il report edito dall’organizzazione, 3.654 aborti in meno. Anche i kit anticoncezionali distribuiti nel 2014 sono stati di meno rispetto al 2013.
Nonostante questo però, come denuncia il sito di informazione americano Life Site News, Planned Parenthood continua ad essere finanziata ingentemente con denaro pubblico e addirittura, a fronte di una sensibile diminuzione delle prestazioni offerte, sono invece aumentati, per contro, i fondi destinati a Planned Parenthood nel 2014.
L’organizzazione si difende, nel rapporto affermando di “aver protetto e ampliato l’accesso all’aborto”, ricordando il proprio lavoro di lobby all’interno delle istituzioni statali per promuovere il libero accesso all’aborto, che comunque sembra avere, per l’organizzazione, finalità più che altro di business.
Nel report 2014-2015 l’organizzazione ha affermato inoltre che la difesa dell’aborto è strettamente legata all’attivismo LGBT, affermando che Planned Parenthood è fiera di garantire anche trattamenti ormonali per transgender in 26 centri dislocati in 10 Stati del Paese: California, Colorado, Maine, Montana, North Carolina, New Hampshire, Nevada, New York, Vermont, e Washington.
Nel report, l’amministratrice delegata di Planned Parenthood ha fatto anche riferimento allo scandalo che ha visto l’organizzazione coinvolta in un ignobile traffico illegale di organi dei feti abortiti. La Richards afferma che stanno attraversando un periodo critico.
Anastasia Filippi