Battersi per la vita e per la famiglia naturale in un contesto come il Parlamento europeo è quasi sempre un’impresa titanica. L’onorevole Simona Baldassarre lo fa da più di due anni. A colloquio con Pro Vita & Famiglia, l’europarlamentare della Lega ha ricordato i più importanti risultati ottenuti sul fronte dei principi non negoziabili. Un bagaglio di esperienze importanti che ora l’onorevole Baldassarre conta di portare al consiglio comunale di Roma Capitale, per il quale è candidata alle elezioni del 3-4 ottobre e il quale ha sottoscritto il Manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia e dell'Associazione Family Day.
Onorevole Baldassarre, Lei è approdata alla candidatura al Consiglio Comunale di Roma Capitale, a due anni abbondanti dalla sua elezione ad europarlamentare. In questa veste, quali sono stati i risultati più importanti che rivendica?
«I risultati sono stati tanti, e sono contenta di aver tenuto fede al Manifesto di Pro Vita & Famiglia al quale aderii con convinzione nel 2019, in occasione delle scorse elezioni Europee. Da quel momento, l’impegno politico a favore della Vita e della Famiglia non si è mai interrotto. Le faccio un esempio, già pochi mesi dopo la mia elezione, in occasione delle feste natalizie, organizzai un bellissimo concorso tra le scuole per donare un Presepe, simbolo della nostra cultura e dei nostri valori, al Parlamento Europeo. Con tanta fatica, sono riuscita a costituire assieme ad altri colleghi l’Intergruppo parlamentare sulle Sfide Demografiche, nel quale siedo come co-presidente e con il quale, su mia iniziativa, abbiamo inviato una lettera alla Commissione Europea quando fu per i 46 bambini nati da madri surrogate a Kiev, ribadendo che le Istituzioni Europee avevano il dovere di prendere posizione di fronte ad un tale scandalo. Più recentemente, abbiamo anche sottoscritto, assieme ad altri 50 colleghi Eurodeputati, un’interrogazione per esigere dalla Commissione Europea una Strategia sulla Demografia basata sul concetto di “economia del benessere per le famiglie”. Nonostante il nichilismo dell’attuale maggioranza di sinistra nel Parlamento Europeo, ho depositato numerosi emendamenti contro la violenza sulle donne, sull’utero in affitto e per proteggere le tante madri che si trovano davanti al dramma dell’aborto. La difesa della donna e della famiglia sono state delle stelle polari nel mio agire politico, con interrogazioni scritte alla Commissione in difesa delle donne con tumore al seno, a favore di una Strategia Europea per la disabilità e per la tutela dei nostri giovani online e dal fenomeno della cyber-dipendenza. Ho denunciato, pubblicamente, il glossario con il quale l’UE voleva imporre la sua neo-lingua del pensiero unico, in cui non c’è spazio per parole non politicamente corrette come “mamma” e “papà”. Vi sembra normale?
Tra i lavori legislativi, sono stata relatore ombra di numerosi dossier sensibili, andando scrupolosamente a cercare come e dove l’UE cercasse di allungare la sua mano ideologica sui nostri valori. Recentemente, per il mio gruppo politico, sono stata responsabile dell’ormai noto Report Matic, che mirava a definire l’aborto come un diritto umano, e di quello che io stessa ho definito il “DDL Zan Europeo” (la Relazione per l’ Identificazione della violenza di genere come nuova sfera di criminalità tra quelle elencate all'articolo 83(1) del TFUE), che imponeva l’identità di genere in tutti i codici penali nazionali degli Stati Membri, educazione gender nelle scuole e condannava apertamente le attività dei movimenti pro-life e pro-family. Potrei proseguire, ma il punto focale è che di fronte ad una sinistra che, su tutti i livelli, ha ormai deciso di rigettare le nostre radici giudaico cristiane e i nostri valori non negoziabili, c’è un forte bisogno che le famiglie, gli anziani, le donne, i più vulnerabili e coloro che sono ancora nel grembo materno abbiano una voce che risuoni forte all’interno delle Istituzioni, a Bruxelles come a Roma».
All'Europarlamento, contrastare l’aborto, l’utero in affitto e altri delitti più o meno legalizzati è un’impresa da “Davide contro Golia”, in cui si ha davvero poco da perdere. Lei, comunque, sta insistendo molto su questi temi. Perché battersi per la vita e per la famiglia naturale in Europa vale comunque la pena?
«Vale sempre la pena! Difendere i valori non negoziabili è per me una vocazione. Non possiamo permettere che gli ideali su cui si fonda la nostra cultura occidentale, le nostre radici, vengano schiacciati. La deriva etica sta permeando tutti gli ambienti e oggi è presente una grande pressione da parte di alcune lobby di potere verso la politica. È difficile questa battaglia, non posso non ammetterlo, ma nonostante ci ritroviamo spesso come “Davide contro Golia”, possiamo constatare che alla fine Davide ha vinto. Diverse volte mi sono trovata sola davanti a scelte gravose, ma non è nella mia indole farmi indietro rispetto ai miei valori».
Un europarlamentare che affronta argomenti così impegnativi su così larga scala rappresenta sicuramente un valore aggiunto per una realtà più piccola ma comunque significativa come quella di Roma Capitale: si sente, in certo senso, investita di una particolare responsabilità nei confronti dei suoi potenziali colleghi al Campidoglio?
«Sono convinta che l’umiltà debba essere la base dell’agire di ogni politico. Il fatto che io sia Eurodeputato non mi pone al di sopra di qualsiasi altro politico impegnato su Roma. Sicuramente ho dell’esperienza da mettere al servizio della mia città. Penso ad esempio alle opportunità derivanti dai fondi messi a disposizione dall’UE, che in questi cinque anni di amministrazione Raggi troppo spesso sono stati persi. Per quanto riguarda la battaglia valoriale, questa va combattuta tanto a Roma quanto a Bruxelles. Sicuramente, avere una visione che va dal cittadino ai grandi temi di rilevanza internazionale, può rappresentare un’arma in più per rimettere i nostri principi al centro».